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Morto Matteo Messina Denaro. Chi era il boss di Castelvetrano: spiegazione ai GenZ in 7 pizzini

25 Settembre 2023
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Ora che il ricercato numero Uno dalle polizie di tutto il mondo, Matteo Messina Denaro, è morto (tutti i dettagli li avrete nelle cronache di questi giorni), le generazioni più giovani dovranno ricordare. Che cosa? Le malefatte sono ovunque, e dato che la regola aurea è fare un profilo essenziale, eccolo.

NB. Dall’enciclopedia Treccani: PIZZINO s. m. [dal sicil. pizzinu «piccolo pezzo di carta, bigliettino»]. – Nel gergo della mafia, ciascuno dei foglietti scambiati tra i boss e i loro affiliati (per evitare di essere intercettati, telefonicamente o telematicamente), attraverso una fitta rete di intermediarî, per dare informazioni o impartire direttive, adottando per motivi di sicurezza un linguaggio cifrato, comunque criptico.

#pizzino 1: I SOPRANNOMI

Matteo Messina Denaro, era noto per due soprannomi U siccu e Diabolik. Nato a Castelvetrano il 26 aprile del 1962 apparteneva di fatto alla generazione dei boomer mafiosi. Rappresentava la leadership della mafia trapanese. È stato latitante dal 1993 al 16 gennaio del 2023, giorno della sua cattura.

#pizzino 2: HALL OF FAME

Messina Denaro spicca nella Hall of fame mondiale della criminalità. È stato infatti il ricercato numero uno per molti anni il che lo pone in compagnia di star della delinquenza del calibro di Pablo Escobar (si attende serie tv Netflix?). A suo carico oltre 50 omicidi.

#pizzino 3: CARRIERA CRIMINALE

Le gesta più clamorose di questo boss si sono svolte nel 1993 insieme ai boss Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e ai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Ovvero quando ha ideato e realizzato gli attentati di Roma, Milano e Firenze. Bilancio 10 morti e 106 feriti. Tra i suoi obiettivi vip, per fortuna mancati, anche lo showman Maurizio Costanzo e il politico Claudio Martelli.

#pizzino 4: CRUELTY RATE

Alto, anzi altissimo il suo tasso di crudeltà. È stato tra gli organizzatori del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, mirato a dissuadere il padre Santino a rivelare dettagli sulla strage di Capaci (nella quale morì Giovanni Falcone). La prigionia del bambino durò 779 giorni. Al termine il piccolo Di Matteo fu strangolato e il cadavere sciolto nell’acido. A carico di Messina Denaro anche un orrendo femminicidio, quello di Antonella Bonomo, incinta di tre mesi, moglie di Vincenzo Milazzo, della cosca di Alcamo, che pure fu ucciso.

#pizzino 5: SETTORI DI INVESTIMENTO

Messina Denaro è stato attivo in settori economici che partendo dall’illegalità hanno infettato realtà consolidate. Le estorsioni nei confronti degli imprenditori hanno rappresentato il core business per molto tempo. A seguire il mercato della droga lo ha visto protagonista di importanti accordi con i cartelli messicani e colombiani. Con il traffico di armi ha potuto armare i più sanguinari assassini della criminalità organizzata. Il pezzo forte del suo business, il kalashnikov. Macellazione clandestina. Fuori da ogni regola questa attività ha iniziato a ripercuotersi su un’economia rurale già in difficoltà e contemporaneamente a infettare il settore della distribuzione alimentare che ha poi portato Messina Denaro agli investimenti nella Grande distribuzione.

#pizzino 6: L’ESPANSIONE EUROPEA

Con risultati non sempre buoni il boss ha tentato la conquista dell’Europa. Ha cercato di radicare il suo malaffare in Austria, Spagna, Tunisia e Svizzera.

#pizzino 7: RISCHIO CLINICO

Matteo Messina Denaro soffriva di una grave forma di strabismo, il che lo ha portato più volte a ricoveri presso cliniche private sia in Italia che in Europa. Alla Clinica La Maddalena di Palermo, dove era registrato come Andrea Bonafede, aveva affrontato le cure per un tumore al colon con metastasi al fegato. La versione della clinica, dove è stato catturato sarebbe però che il mafioso era in coda per un tampone Covid.

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