Amanda Lear e David Bowie: tra loro una relazione che, fuori dalla mitologia degli anni 70, somiglia a un incontro tra due babyboomer nevrotici.
Quando il corpo si guasta l’anima s’aggiusta dicono i nonnetti, e allora è il momento topico delle confessioni. A dare il la è quella faccia da chierichetto telegenico di Riccardo Rossi, con il suo furbo format amarcord I miei vinili su Rai 3.
Quella tra Amanda Lear e David Bowie è sempre stata una storia d’amore avvolta nel mistero. L’intera vita dei due in verità è avvolta da un mistero che oggi sarebbe ben poco scandaloso, ovvero quello della propensione sessuale gender fluid.
Ne furono di fatto antesignani: Amanda Lear e David Bowie, come ha raccontato lei a I miei Vinili si lasciarono per inseguire i loro sogni di carriera nello star system. O meglio fu proprio lei a dirgli «Ciao Ciao David». Lo mollò appunto per un’opportunità di lavoro irrinunciabile: «Nel 1978 andai a Monaco di Baviera, dove stava iniziando l’era della discomusic. Mi offrirono un contratto di 7 anni. Serviva qualcuna che cantasse un po’ con lo stile di Marlene Dietrich». Ciaone Duca Bianco.
Svelando un approccio che ha pochissimo di romantico o sexy, Amanda Lear ha ammesso che tra loro non c’è stato alcun colpo di fulmine: «Non lo è stato, anche se lo trovavo affascinante. Gli mancava l’educazione, ma aveva voglia di imparare tutto». Tra Amanda Lear e David Bowie si trattò di una relazione «molto stimolante, non solo dal punto di vista sessuale ma anche culturale. Io gli parlavo del surrealismo e dei registi tedeschi, lui mi pagava le lezioni di canto. Abbiamo inciso un disco, Star, che non è mai uscito».
Amanda Lear e David Bowie si sono frequentati per circa 2 anni e gli esprime gratitudine: «È stato il primo a credere in me come artista. Era tenero, attraente, intelligente. Ma anche tormentato».
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