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Millennial, fate del bene: adottate un complottista

26 Agosto 2021
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Tempi duri per i complottisti.

I complottisti sono ormai ridotti sempre più a semplici macchiette, figure caricaturali, incapaci di comprendere che il peggio è davvero un pozzo senza fondo: altrimenti non si spiegano personaggi come lo sciamano Jake di Washington detto anche il “neo-primitivo”, con tanto di tristissimo clone italiano, per tacere dei soloni che fanno proseliti tra i no-vax, categoria quest’ultima capace di volare altissimo con le loro teorie e meritevoli nella maggior parte dei casi di un TSO.

Quello che segue non è un articolo, non è quello che si è soliti definire “un pezzo di costume” in gergo giornalistico; questa è una petizione, una chiamata alle armi per tutti i millennial: adottate un complottista, come si fa per un pinguino in Sud Africa o una piantina di noce in Perù.

La pietà per complottisti

Il complottista non deve suscitare rabbia o sdegno, ma soltanto pietà e tenerezza. Trattasi di una specie umanoide che esiste dalla notte dei tempi: per restare a epoche meno datate, come dimenticare chi sostiene che l’uomo non sia mai sbarcato sulla luna o che sia la Terra a girare intorno al sole, così come più recentemente hanno avuto il loro momento di gloria i fan delle scie chimiche e i terrapiattisti.

I complotti di sempre

L’evergreen assoluto? L’isola o il pianeta dove vivrebbero e godrebbero di ottima salute Elvis Preasley, John Lennon e Jim Morrison: se qualcuno può mandarci le coordinate tramite Google Maps di dove sia questo posto, lo faccia immediatamente. Un’autocertificazione, un tampone o un green pass per andarci li andiamo a fare in tempo reale. 

Come riconoscere un complottista

Riconoscere un complottista è un esercizio piuttosto semplice: scarsa o nulla educazione ricevuta in famiglia, istruzione obbligatoria conseguita a fatica, poche e scadenti letture, nessun romanzo di formazione. Il suo status preferito su Facebook è “ha studiato all’Università della vita”, una perenne dimensione da wannabe e un’instancabile propensione al wishfulthinking (ci sia perdonato il duplice e ravvicinato utilizzo della lingua inglese, ma in questo caso non esistono termini più efficaci).

Sui social lo si riconosce subito perché posta in maniera compulsiva le sue teorie più strampalate, citando alla rinfusa dati scientifici che conosce soltanto lui perché i poteri forti o il grande vecchio di turno li occultano senza pietà, perché del resto non esistono i complottisti senza i poteri forti e un grande vecchio, trattasi di un’equazione matematica.

“In presenza” lo si nota quasi subito: alle cene o a un aperitivo non sta zitto un secondo, cerca sempre la battuta a effetto, il numero da circo che stupisca tutti. Alla prima volta si ride, alla seconda ci si inizia a guardare intorno imbarazzati, alla terza si è già cambiato se non il tavolo, la conversazione e i conversatori.

La base di ogni complotto

Ascrivere la soluzione di ogni problema a un complotto in fondo è semplice: sapere che esistono i grandi burattinai che manovrano tutto quanto è alquanto rassicurante, aiuta a non ragionare con la propria testa e serve a dare una risposta univoca a tutte le domande che ci poniamo quotidianamente.

Si va alla ricerca di chi la pensa allo stesso modo, ci si sostiene a vicenda con un metodo infallibile: ogni loro spiegazione è sempre a posteriori, mai che facciano una previsione sui cosiddetti scenari futuri e tantomeno l’azzecchino, anche perché tutti i complotti sono indimostrabili per definizione.

Adotta un complottista 

Per questo motivo lanciamo l’appello e magari in seguito una petizione – una petizione ormai non si nega a nessuno – per dare un momento di conforto a queste persone così infelici, nelle cui teste i discorsi stile sergente Hartman a Palla Di Lardo nel film Full Metal Jacket rimbalzano con tutta probabilità dalla mattina alla sera.


I complottisti non sono per la maggior parte persone malvagie: hanno soltanto palesi carenze culturali e affettive. Cercano soltanto un poco di conforto, una pacca virtuale sulla spalla, non aspettano altro che essere presi sottobraccio e sentirsi dire «coraggio, è un mondo difficile, adesso però ritorniamo alla realtà». Proprio il tipo di ritorno che li spaventa terribilmente.

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