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Le nuove generazioni sono davvero peggio di quelle precedenti?

10 Marzo 2022
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Le nuove generazioni sono spesso stereotipate come pigre o ossessionate da loro stesse. C’è qualcosa di vero in questa percezione? Dall’essere etichettati come eterni Peter Pan (o addirittura bamboccioni) all’essere accusati di dare la priorità a pranzi a base di avocado toast rispetto a risparmiare per acquistare una casa: i giovani sono costantemente etichettati da chi è meno giovane di loro come più inconsistenti, meno laboriosi e meno resistenti/resilienti. Questo non è un fenomeno nuovo, gli adulti si sono lamentati dei “giovani di oggi” per decenni. Ma c’è del vero nell’idea che i Millennial e la Gen Z siano più deboli dei Boomer o della Gen X?

Le persone si lamentano delle generazioni più giovani da migliaia di anni. Guardare dall’alto al basso chi viene e verrà dopo fa parte della natura umana. “La tendenza degli adulti a denigrare il carattere dei giovani è in atto da secoli”, afferma Peter O’Connor, professore di management presso il Queensland Institute of Technology, in Australia che si occupa da anni di studiare lo stereotipo secondo cui i ragazzi di oggi cit. manchino delle qualità positive associate alle generazioni più anziane.

I ricercatori hanno affermato che ciò è dovuto al fatto che proiettiamo il nostro sé attuale sul nostro sé passato. In questo modo, le persone anziane confrontano inconsciamente chi sono oggi con i giovani del presente, con la percezione di vivere in una società in declino. E così si è finiti per descrivere i Millennial nati dal 1980 al 1994 “meno resilienti e più inclini a offendersi rispetto alle generazioni precedenti”. Oggi sul tavolo c’è il rifiuto della Gen Z di lavorare dalle nove alle cinque per di più in ufficio, risposta nemmeno troppo velata al fenomeno dell’overqualified Millennial degli anni 2010 e via dicendo.

Ma quindi: le nuove generazioni sono davvero peggio di quelle precedenti?

Tuttavia, per molti esperti, queste misure non arrivano a nessun assioma tanto meno non indicano che le generazioni più giovani siano più deboli di quelle più anziane. È tutta una questione di punti di riferimento. Affibbiare ad esempio alla Gen Z la definizione di generazione più depressa e ansiosa come segno della loro mancanza di resilienza e dimenticando che questa è una generazione che sta arrivando all’età adulta durante una pandemia globale, in un periodo di solitudine senza precedenti e di diffusa insicurezza economica è ingiusto e incompleto.

Le diverse generazioni e le sfide che devono affrontare non sono paragonabili: le generazioni più anziane potrebbero non aver avuto lo stesso accesso all’istruzione delle generazioni più giovani. E, dall’altro lato, i ragazzi della Gen Z potrebbero credere che i loro genitori o nonni non abbiano combattuto abbastanza duramente contro le questioni sociali, come il cambiamento climatico e la disuguaglianza finanziaria (un argomento che ha provocato l’ascesa virale dell’ormai mantra “OK Boomer” , una frase intesa a denigrare le loro controparti più vecchie). Alle generazioni precedenti è stato insegnato a reprimere invece di esprimere, ma per le nuove generazioni è il contrario, e così si potrebbe continuare all’infinito.

Le differenze esistono, e sempre esisteranno, ha senso crearci dei meme e imbracciare questioni ideologiche (ma fino a un certo punto). Se le generazioni adulte capissero che possono ricevere dai giovani più di quanto hanno dato loro, allora, le cose andrebbero decisamente meglio.