Le millennial sono tra le più colpite dalla violenza sulle donne e la pandemia ha peggiorato tutto
Violenza sulle donne, l’effetto pandemia fa impennare le richieste d’aiuto al numero verde 1522 e le millennial rimangono tra i bersagli più colpiti da questo dramma sociale. Lo dimostrano i dati Istat pubblicati il 25 novembre 2020 in occasione della Giornata internazionale istituita dall’Onu per tenere alta l’attenzione sul fenomeno.
Mercoledì 25 novembre 2020 si è celebrata la 21esima edizione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E in occasione di questa importante ricorrenza, l’Istat ha pubblicato un’analisi dei dati contenuti nel dataset del numero verde 1522 nel periodo compreso tra il primo marzo e il 31 ottobre di quest’anno.
Violenza sulle donne: +71,7% di chiamate rispetto al 2019
Ciò che emerge dai risultati è innanzitutto un incremento notevole delle chiamate, sia telefoniche che via chat, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: quelle valide sono passate infatti da 13.424 a 23.071, che in termini percentuali si traduce in un aumento del 71,7%. La quantità di richieste d’aiuto del 2020 supera di gran lunga quelle degli ultimi sei anni e raggiunge valori simili a quelli del 2013, quando le chiamate erano state 23.396.
Tra i motivi che inducono a contattare il numero verde raddoppiano le chiamate per la “richiesta di aiuto da parte delle vittime di violenza” e le “segnalazioni per casi di violenza”, che insieme rappresentano il 45,8% delle chiamate valide (in totale 10.577). Nel periodo considerato, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, queste sono cresciute del 107% e sono cresciute anche le chiamate per avere informazioni sui Centri Anti Violenza (+65,7%).
Aumentano le richieste d’aiuto via chat
Andando ad analizzare il tipo di richieste d’aiuto, nel 2020 la modalità telefonica è stata utilizzata da 19.724 persone, mentre i messaggi da 3.347. Un dato, quest’ultimo, molto basso rispetto al primo, ma ben più alto rispetto a quello degli anni precedenti: lo scorso anno, infatti, le richieste d’aiuto via chat sono state 829 e nel 2018 376, rispettivamente un terzo e un nono rispetto a quelle del 2020.
Le vittime: tra le più colpite ci sono le millennial
La quasi totalità delle vittime, nel 2020 come negli anni passati, sono donne (ben 11.191 contro 420 uomini). Sono soprattutto italiane (86,1%), occupate (30,7%) e coniugate (38,5%, mentre il 34,7% è nubile o celibe).
Per quanto riguarda la fascia d’età, il 17,4% delle vittime ha tra i 35 e i 44 anni, il 15,2% tra i 45 e i 54 e il 14% tra i 25 e i 34. A seguire si posizionano la fascia 55-64 (9,1%), over 65 (8,3%), 18-24 (7,2%) e meno di 18 (1,8%). Risulta dunque evidente come le millennial siano al terzo posto nella scala delle vittime (senza tenere conto che quelle dai 35 ai 39 anni fanno parte della fascia d’età più colpita).
Il 14,3% dei maltrattanti ha tra i 25 e i 34 anni
Al contrario delle vittime, gli autori di atti di violenza sono per l’87% uomini. Appartengono soprattutto alla fascia d’età compresa tra i 35 e i 44 anni (per il 24,3%) e tra i 45 e i 54 (per il 23,8%), mentre i millennial scendono al quarto posto (14,3%), dopo la fascia 55-64 anni che costituisce il 15% del totale. Proprio come le vittime, inoltre, i maltrattanti sono prevalentemente italiani, coniugati e occupati.
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