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Catalogo dei MILLENNIAL: Usain Bolt. La tua enciclopedia dei millennial

25 Agosto 2020
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Chi è Usain Bolt, il gallo più veloce della storia

NOME Usain Bolt
LUOGO NASCITA Trelawny (Giamaica)
DATA NASCITA 21 agosto 1986
SETTORE Sport
NAZIONALITÀ Giamaicana
MILLENNIAL FACTOR Flessibile

Chi è

In contesti come quello dell’atletica leggera mantenere la cresta bassa è molto saggio e prudente. Serve per evitare figuracce e per non diventare gli odiosi galletti del pollaio. Bene, lui non lo ha mai fatto. Anzi, si è sempre dimostrato sicuro come pochi nel suo raggio d’azione, e i fatti gli hanno sempre dato ragione. Vincente come mai nessuno ma rispettato e apprezzato da tutti. Per Usain Bolt, l’atleta e l’uomo, ogni cosa è possibile. E lo dice lui stesso nella sua bio su Twitter senza molti giri di parole.

Proprio sui social, dove ha una vita attivissima, ha annunciato la sua probabile positività asintomatica al covid-19. Nulla di preoccupante, a quanto pare, per la sua salute e benché meno per la sua carriera dato che nel 2017 ha abbandonato l’attività agonistica. I 100 e 200 metri da fare a bruciapelo non sono attività molto clementi con l’età che avanza. E poi dopo aver vinto e rivinto tutto non era semplice trovare gli stimoli giusti, anche se tutti i tifosi avrebbero voluto vedere le cavalcate di Bolt sul tartan ancora almeno per un’altra olimpiadi, dove ha dimostrato di non avere limiti.

Gli stimoli, dopo il ritiro, Usain Bolt li ha pure cercati nel calcio dove credeva che avrebbe potuto dare qualcosa. Il suo sogno per nulla velato era quello di sprigionare le sue fibbre rosse nel Manchester United. Alla fine si è dovuto accontentare di un po’ di allenamenti con il Borussia Dortmund, con i norvegesi dello Stromsgodset e con gli australiani C.C. Mariners. Nulla di che e molto meno di serio. Tutto è possibile a Bolt ma evidentemente solo nell’anello ovale attorno al rettangolo verde e non al suo interno. Forse avrebbe dovuto optare per il criket, lo sport dove sono venute fuori le sue doti da ghepardo.

Vedere vincere il millennial con facilità disarmante davanti ai suoi avversari, alle olimpiadi e ai mondiali, resterà uno dei privilegi offerti dal Fulmine Bolt, come lo chiamavano, ai suoi contemporanei. Il 9″58 nei 100 metri e il 19″19 nei 200, conquistati entrambi nel 2009, resteranno probabilmente a lungo i record del mondo da superare. Così come quello dei tre giochi olimpici consecutivi con le medaglie d’oro nei 100, nei 200 e nella staffetta 4×100 (una delle quali persa anni dopo per la positività al doping di un compagno di gara).

La sua personalità sicura, al limite dello spaccone, ma allo stesso tempo conciliante, si coglie perfettamente in queste parole pronunciate dopo aver trionfato a Londra 2012. «Ero venuto qui per l’oro, adesso sono una leggenda, sono il più grande atleta vivente. Sono sullo stesso piano di Michael Johnson, un mito per me, sono cresciuto vedendolo battere record su record. È stata una corsa dura, sentivo la pressione degli altri, ho pensato di eseguire la mia corsa come mi aveva detto il mio allenatore, ho pensato molto alla tecnica. Questa tripletta è tutta merito suo, merita questi successi. Si vede che siamo forti ed è anche un bene per il futuro dei ragazzi della Giamaica».

La sua Giamaica, l’isola dei velocisti, alla quale è rimasto sempre estremamente legato nonostante la fama internazionale e i soldi piovuti nelle sue tasche direttamente dagli sponsor che facevano la coda per averlo. I contratti milionari nella carriera di Usain Bolt sono sempre aumentati proporzionalmente ai millesimi che limava gara dopo gara ai suoi tempi migliori.

Dall’isola ha preso in prestito il passo di danza che usava per esultare, diventato un po’ il marchio di fabbrica di Bolt. Ma anche la moglie: Kasi Bennett, la modella divenuta madre della sua prima figlia. Una che ha saputo frenare l’adrenalina dell’atleta finito a volte fuori strada – in auto – e a volte con le donne. Come durante un festino per festeggiare una delle sue medaglie olimpiche di Rio, mentre Kasi era assente: la scappatella immortalata col cellulare finì in rete alla stessa velocità che Bolt esplodeva sui blocchi di partenza. Roba vecchia e passata, nel pollaio il gallo è andato in pensione.

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