La Giornata internazionale dei diritti della donna si celebra ogni anno l’8 marzo. Una ricorrenza importante che va ben oltre una semplice (ma non banale) mimosa e cascate di sconti costruiti ad hoc da Acqua & Sapone, Tigotà e centri estetici.
Appurato che non si tratta di una Festa, bensì di una ricorrenza storico-sociale molto importante, l’8 marzo è ancora oggi utilizzato da molte persone, e da molte aziende, per farci credere che gliene importi davvero qualcosa. Quante volte vi è successo di trovare sui social media advertising o post dedicati a questa giornata, in realtà palesemente creati per acchiappare like e oggettivamente non coerenti con quello che ci racconta la storia? Almeno dieci, minimo.
Tra chi promuove sconti del 20% su tutta la selezione del make-up, chi il 10% se acquisti almeno tre confezioni di detersivo e chi, a livello aziendale, si diverte anche a fare fotomontaggi con FaceApp (sì, è accaduto davvero) per dimostrare quanto anche gli uomini abbiano un lato femminile da celebrare, l’8 marzo pare essere preso come una barzelletta clickbait.
Ogni anno la storia si ripete, perciò prepariamoci a vedere contenuti web fittizi al limite del trash: è così difficile creare delle campagne di sensibilizzazione non strumentalizzate? È così difficile lavorare affinché uomini e donne possano vivere la vita in modo paritario? O che possano guadagnare un salario adeguato alle loro capacità e non legato al genere di appartenenza? O che, ancora, in fase di colloquio si smetta di chiedere a una donna se mai vorrà dei figli e, se sì, specificare quando?
Insomma, è tutto un pot-puorri di immagini vuote e senza senso che ci fa capire quanta strada ancora c’è da fare (ameremo il finale? Cit.).
Ma perché si festeggia l’8 marzo? Le origini della Giornata internazionale dei diritti della donna
Tutti la festeggiano, ma in pochi sanno realmente che cosa si nasconde dietro quella data. L’8 marzo non è da intendersi come una festa in cui celebrare la donna in quanto tale perché, teoricamente, bisognerebbe sempre farlo e portarle rispetto a prescindere dalle ricorrenze da calendario.
La Giornata internazionale dei diritti della donna, lo dice il nome, è un evento volto a tenere viva la memoria di tutto quel lungo e tortuoso percorso dell’emancipazione femminile, delle lotte ai diritti, delle proteste e delle sofferenze che migliaia di donne hanno affrontato per ottenere la loro libertà. Libertà che nel 2023 sembra ancora un’utopia: basta guardare i dati per rendersi conto che la lotta, ahimè, non è assolutamente conclusa.
Nella storia sono numerose le donne scese in piazza a protestare per ottenere il diritto al voto, lo stesso che oggi possiamo esercitare senza troppe preoccupazioni. Molte donne sono state picchiate, torturate e perfino uccise per riuscire a raggiungere l’ottenimento di tutti quei diritti che gli uomini, ovviamente, avevano già.
L’ufficialità del Woman’s Day nasce dagli Stati Uniti: siamo nel 1908-1909 circa e fu la socialista Corinne Brown a nominare la conferenza del partito socialista di Chicago con il nome “Giorno della donna”, durante la quale si poteva parlare delle condizioni di lavoro pessime, dello sfruttamento e del salario sempre più al limite della dignità umana.
Nel 1910 fu proclamata la prima Giornata della Donna a livello mondiale, festeggiata però in giornate diverse. Tutti i festeggiamenti furono interrotti con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Finalmente il 12 marzo 1922 la Giornata internazionale della donna arriva in Italia.
Che cosa fare l’8 marzo 2023? Riflessioni ed esami di coscienza
Nonostante le vicende complesse lasciate dalla storia, nulla toglie il diritto a tutte le donne del mondo di celebrare l’8 marzo come meglio credono: andare a cena fuori insieme alle amiche, farsi piccoli regali e mettersi tra i capelli il fiore divenuto simbolo di tale ricorrenza, la mimosa. Ognuna sceglie per sé e tra una cena, un aperitivo e un messaggio condiviso sui social, c’è chi decide di protestare e di farsi sentire, proprio come hanno fatto quelle donne della storia.
Cosa sarebbe da evitare? Una comunicazione basata sulla disinformazione e sulla poca empatia nei confronti della ricorrenza: nel 2023 non si può più accettare.
Fortunatamente, grazie ai numerosi movimenti femministi internazionali attivi, l’8 marzo è tornato a essere celebrato come un giorno di lotta e non di festa. Non a caso, infatti, tra le campagne social portate avanti dai gruppi sopra citati vige il gioco di parole «lotto marzo», dove il tema della lotta è onnipresente.
La Giornata internazionale dei diritti della donna vale tutto l’anno: per un 8 marzo più consapevole
L’8 marzo si tende a ringraziare tutte le donne per il loro “operato” e per il fatto stesso di essere donne. Ma durante il resto dell’anno? Lavoro, famiglia, amore, cura, attenzione: un grande mare magnum di qualità e di azioni a cui la donna deve sempre prestare attenzione ma che non per forza le devono appartenere.
L’8 marzo si diffonde un messaggio contro la violenza sulle donne e contro le disparità tra uomo e donna, ma i dati che cosa ci raccontano? Ci vorranno circa 132 anni (ma si parla in realtà di molto più tempo) per raggiungere la piena parità tra uomini e donne. Per non parlare del numero delle vittime di violenza, che ogni anno raggiunge vette altissime, femminicidi purtroppo compresi.
L’8 marzo si disegnano le donne come eroine, come super mamme, come donne perfette, senza tenere conto del peso che tali attributi possono provocare nelle menti di ognuna di esse. Nella giornata internazionale dei diritti della donna, quindi, sarebbe meglio sottolineare la situazione attuale che coinvolge le donne, estrapolarne i problemi oggettivi e, ancora meglio, proporre delle valide soluzioni attuandole nel più breve tempo possibile.
L’8 marzo deve essere tutti i giorni dell’anno, le disparità e la violenza non si combattono da sole. Io lotto, e voi?