fbpx

Una donna che conta testo: da papa Wojtila a Lele Mora, tutti gli amori di Myss Keta

8 Novembre 2018
13348 Visualizzazioni

Chi è Myss Keta nessuno lo sa. E’ una ragazza mascherata con una frangetta e lunghi capelli biondi, che gira per le strade di Porta Venezia. Qualcosa di più possiamo scoprirlo analizzando Una donna che conta testo.

Di lei sappiamo che fa parte di un progetto musicale e artistico, nato nel 2013, di un collettivo di ragazzi milanesi. I Motel Forlanini, ovvero il produttore Riva, il regista Simone Rovellini e il grafico Dario Pigato, insieme alle ragazze di Porta Venezia: Miuccia e Donatella.

Sono nati dal basso, un po’ per cazzeggio, un po’ per divertimento, poi le cose sono cresciute e Myss è passata dalle sbronze al Love – locale di Pt.Venezia – alle milioni di visualizzazioni su YouTube. Oggi la vediamo sui palchi dei più prestigiosi club nazionali ed internazionali a presentare il suo ultimo disco Una Vita in Capsolck, che contiene una Donna che conta, e il 29 Novembre suonerà nel tempio mondiale della musica, dove difficilmente un artista italiano è riuscito ad entrare, il Berghain di Berlino.

Ma Myss Keta esiste da tempo immemore, “avevo 18 anni negli anni settanta e 19 nel 2001” dice.

Ma noi la ricordiamo dal 2013, quando il suo singolo Milano, sushi e coca era criticato ma allo stesso tempo cantato da tutti: Milano sushi & coca, la noche esta loca, strisce, righe e moda, vodka, keta e soda.

Di cosa parlano i testi di Myss Keta? Di tutto, meno che della normalità. Vengono scritti in una modalità 2.0 tipicamente Millennial, sui gruppi di Whatsapp. I ragazzi del collettivo durante le serate mandano lunghissimi audio vocali e massaggi in cui segnano le cose che leggono in giro, le frasi che gli vengono dette, giochi di parole pensati sotto effetto di sostanze stupefacenti. E’ così che nasce un testo myssketiano che racchiude al suo interno tutto l’immaginario dei Motel Forlanini: droga, sesso, locali, celebrità e soprattuto la Milano da bere.

Non sappiamo molto sulla sua vita personale, ma qualcosa lo abbiamo scoperto in Una donna che conta testo, ovvero un elenco stipulato di tutti gli uomini che sono passati dalla nostra reginetta della notte.

 

Una donna che conta testo e significato:

Il suono della sirena della polizia apre il brano di una Donna che conta testo e subito parte la voce da telefono erotico di Myss che ci parla di Miguel il suo primo fidanzato, il tutto condito con beat scoperecci tipici dei club notturni. Ma una Donna che conta testo non parla di ragazzi conosciuti in discoteca, ma ci catapulta nelle nostre televisioni, nell’universo mediatico di Cologno Monzese. E’ un viaggio nel passato, che parte dagli anni 80 e arriva fino agli anni 2000 e gli amori di Myss sono i personaggi dello spettacolo, i protagonisti dei gossip e degli scandali dello scorso decennio. Da tangentopoli alle soubrette sono passati tutti da Myss Keta.

 

Analizzando Una donna che conta testo, scopriamo assieme da chi è composta la sua formazione amorosa:

Negli anni 80 si parla di Miguel, “si chiamava Miguel e guidava una Mustang” molto probabilmente è un riferimento a Luis Miguel, un cantante che nel 1985 è arrivato secondo al festival di Sanremo con il brano Noi, ragazzi di oggi e oggi è totalmente sparito dalle scene. Il primo fidanzato è sempre quello più sfigato della lista, ma subito si recupera, con Donald. “E poi c’era Donald

l’ho conosciuto a una festa, pensava solo ai suoi soldi, e io ho perso la testa”, ovviamente stiamo parlando di Donald Trump.

Erano gli anni del business, della Milano da bere, delle conoscenze che ti portano al successo, degli yuppies e della cocaina. Cose che esistono ancora oggi, con attori diversi. Una donna che conta testo:

 

“Sì, non sono una santa, ma erano altri tempi, erano gli anni 80, quando il tempo era poco, ma la bamba era tanta, la vita oggi è dura per una donna che conta”

 

La lista continua, ma Myss Keta perde il conto, cosa normale quando si hanno tanti uomini. Una donna che conta testo:

chi è che c’era poi? Fabrizio? Ah, no, Antonio no, scusa ho perso un attimo il conto, stoppala.

 

Sono gli anni 90, gli anni del bombardamento televisivo berlusconiano, del gossip e degli scandali. Myss ci fa capire i protagonisti del suo racconto attraverso giochi di parole: “E poi c’era Antonio, un tipo coi ricci – ovvero Antonio Ricci – Aveva sempre una striscia – striscia la notizia – Se facevo i capricci.”

Noi Millennial ricordiamo bene gli anni dell’evasione fiscale, di vallettopoli, del favoreggiamento alla prostituzione, gli anni di Lele Mora, quinto amante di Myss Keta che le ha permesso di vincere, anche se è finzione, il Festivalbar: “Si chiamava Lele, mi ha detto: Sarai una star”.

 

“Sì, non sono una santa, Ma erano altri tempi, gli anni 90, di vodka nel cuore ne ho versata tanta”

 

Myss è una donna sopra le righe, e nella sua lista degli anni 2000 troviamo persino papa Wojtila, Lorenzo Jovanotti e Belen.

Ha sempre detto di non aver preferenze, si definisce amore puro ed è per questo che ha avuto una storia con Stefano Gabbana, anche se il suo compagno Domenico “era un po’ troppo in mezzo alle palle”.

 

E tutti quelli di passaggio li nomina nei saluti finali: Silvio, Bruno, Emilio, Maddalena, Elisabetta.

Ve l’avevo detto, Myss Keta è tutto meno che normalità, è stravaganza, ironia e provocazione, ma l’ultima parola la lascio a lei:

 

“Sono una donna che ha saputo districarsi con nonchalance tra mille amori ed esperienze al confine con la realtà. Sono una donna che ha vissuto a pieno gli anni in cui la politica non si faceva tra i banchi in parlamento, ma tra le lenzuola degli alberghi di lusso. Sono una donna che vi racconta i propri segreti sdraiata su una Chaise Longue di Le Corbusier, prima che vengano raccontati dalla suadente voce di qualche presentatrice del palinsesto pomeridiano. Sono una donna che sa lasciare l’impronta, una donna che non tramonta, una donna che monta e rimonta.”

 

LEGGI ANCHE:

 

Bohemian Rhapsody testo: dai Queen al film, 43 anni dopo la canzone rimane un mistero

Fedez: la canzone per il figlio

Che cosa vuol dire la canzone Grey Goose di cesare Cremonini