fbpx

Sex and the city si sottopone al test cringe della Generazione Zeta

7 Aprile 2024
182 Visualizzazioni

Pronta l’edizione Netflix della serie SATC che ha dopato le relazioni degli Xennial. Riusciranno gli inquisitori del woke a comprenderne la leggerezza?

Sex and the City ha appena fatto il suo tanto atteso debutto su Netflix, offrendo a 260 milioni di abbonati in tutto il mondo l’accesso a tutte e sei le stagioni. In altre parole, questa è stata la settimana in cui molti della Generazione Z hanno guardato lo spettacolo per la prima volta e hanno già qualcosa da dire. Alcuni dei commenti finora sono generici: «I loro appartamenti sono troppo grandi e troppo belli». Altri sono più schietti (come questa interpretazione di Blake Lew-Merwin di Skimm): «Gli uomini con cui vanno a letto sono tutti BEAT».

Helen Coffey sull’Independent dice sostanzialmente che, più che un passaggio di emozioni da una generazione all’altra potrebbe essere un passaggio minato, da aspetti problematici che saranno bersagliati dalla cultura woke: «C’è l’episodio in cui Samantha affronta il razzismo inverso, quando esce con un uomo di colore. La volta in cui Carrie esce con un ragazzo bisessuale e insinua che non si tratti di un vero orientamento sessuale. Quello in cui le donne lottano goffamente con la divisione di classe mentre si fanno la pedicure. Il musicista che Carrie lascia perché soffre di ADHD. La stonatura in cui Samantha ha un alterco con le sue «adorabili prostitute transessuali pre-operatorie di quartiere. Metà uomo e metà donna, assolutamente fastidioso».

I giornalisti dell’intrattenimento si sono chiesti se la Gen Z, che, almeno apparentemente fa meno sesso rispetto alle generazioni precedenti, apprezzerà qualcosa che parla così apertamente di sesso.

Scrivono su Vanity Fair America che il potenziale ci sarebbe: «Sex and the City, ovviamente, non è stato tenuto sotto chiave dall’episodio finale nel 2004. Tutte e sei le stagioni sono state facilmente accessibili via repliche e dvd. Tuttavia, Sex and the City su Netflix ha il potenziale per rilanciare la serie. Guarda, ad esempio, Suits , una serie molto meno acclamata e popolare, che ha avuto un enorme successo quando è arrivata su Netflix l’anno scorso, anche se la serie era disponibile altrove da anni. Il successo di Suits , che ha battuto tutti i record di streaming, è stato così enorme che una nuova serie spin-off, Suits: LA , è attualmente in lavorazione presso la NBC.

Sex and the City è un passo avanti rispetto a Suits in questo ambito. Esiste già una serie revival, la deliziosamente vivace e polarizzante And Just Like That, con tre delle quattro donne protagoniste che è stata recentemente rinnovata per una terza stagione su Max.

Ma il sesso, il sesso invece sembra nella società di oggi essere un passo indietro rispetto ad allora. Ricordate l’episodio che parla di un uomo con lo «spunk dal sapore più funky»?  Per non parlare di quanto lo show fosse esplicito per la sua epoca: era un mondo non toccato da TikTok, quando le persone la sera uscivano e andavano a divertirsi. E avanza dunque il rischio che quel linguaggio visivo e parlato non sia replicabile oggi al punto da far scattare il temutissimo insulto: è CRINGE!

Non smettiamo di sperare che la Generazione Z troverà interessante la segreteria telefonica di Carrie o, per lo meno, la considererà un fenomeno sociologico da studiare. I recenti successi musicali virali di TikTok suggeriscono che non sono poi così totalmente agli antipodi.

Leggi anche:

Quell’alto tasso cringe di Sanremo per la Generazione Z

Piccolo dizionario della Generazione Z