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Il potere di non fare nulla, che hai sempre sottovalutato

16 Maggio 2022
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Quando è stata l’ultima volta che non avete fatto assolutamente nulla? Molti di noi diranno che non se lo ricordano, altri ancora citeranno probabilmente il periodo della pandemia. L’arte di non fare nulla sembra ormai persa nella storia del tempo, con l’avvento della modernità e dei social i nostri momenti liberi sono dedicati allo scroll, al riposo o alla fruizione di contenuti.

Non è sempre stato così, c’è stato un periodo in cui le civiltà pre-moderne erano solite godersi il tempo libero (e ce n’era parecchio); anzi, in un certo senso l’arte di non far nulla è stata proprio la ragione per cui l’uomo ha sviluppato la creatività, che a sua volta ha innescato la catena della scoperta e dell’evoluzione.

Dolce far nulla

L’ozio non è solo il padre dei vizi, se da un lato la cultura cristiana ha attribuito all’arte di non far nulla tutta una serie di connotazioni negative, dall’altra si è sviluppato un filone narrativo (soprattutto nell’ambito scientifico) che celebra i perdigiorno e i momenti liberi. La leggenda narra che Newton abbia scoperto la forza di gravità guardando una mela cadere, mentre stava seduto sotto un albero, a fare che cosa? Nulla.

Un’altra vuole che Einstein, il padre della relatività, noto per aver pubblicato “la più bella delle teorie” durante la prima metà del 20° secolo, sia arrivato a elaborare le sue conclusioni proprio perdendo tempo. “Secondo il fisico teorico Carlo Rovelli, Einstein non avrebbe inventato quelle teorie se non fosse stato propenso a rimanere in giro, apparentemente senza scopo”, ricorda Quartz. Le idee del fisico fiorirono proprio l’anno in cui lasciò il liceo negli anni 90 dell’Ottocento, durante quel periodo Einstein contemplò il mondo senza alcuna pressione. “Ha trascorso un anno oziando senza meta”, scrive Rovelli in Sette Brevi Lezioni di Fisica. “Non si arriva da nessuna parte se non si perde tempo“.

Necessità moderna

Oggi sappiamo che l’immagine dello scienziato illuminato è una costruzione dettata più dal mito che dalla realtà, ma gli esempi servono per ricordare una cosa importante: la corsa al “fare qualcosa” sembra essere una necessità solo dei nostri tempi. In un’epoca in cui tutto va veloce e si trasforma bisogna imparare a non fare nulla, e soprattutto a non sentirsi in colpa se si perde tempo. Contro il logorio della vita moderna non beviamo solo un bicchiere, ma seguiamo l’esempio degli antichi.

Il dottor Manvir Singh, ricercatore presso l’Institute for Advanced Study di Tolosa e dottorando presso il dipartimento di biologia evolutiva umana di Harvard, ha recentemente riportato l’attenzione sulla nostra incapacità di non fare nulla. Come riporta Upworthy, su Twitter Singh ha condiviso una serie di highlights tratti da studi antropologici condotti durante la seconda metà del secolo scorso all’interno di società non industrializzate, in cui i ricercatori riportavano le attività principali scolte durante la giornata. “Negli anni 70 e 80, gli antropologi annotavano meticolosamente ciò che le persone facevano durante il giorno. Ho esplorato i dati e sono rimasto colpito da una delle attività più popolari: non fare nulla”. scrive Singh.
Non è forse il momento di ricominciare?

 

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