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Sono giapponese! Lesson 17. Parole giapponesi usate in italiano. A sproposito. Come evitare il sacro sputo dello chef

4 Dicembre 2017
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Purtroppo in questo articolo vi sarò un po’ cattivo. Ma di cosa? Della vostra conoscenza lessicale di giapponese, voi cagnolini. Tant’è vero che stando in circonvalla mi lamento spesso a sentirvi pronunciare alcune parole giapponesi usate in italiano in maniera bianca-imbecille. Beh, ovvio che essendo un giapponese non lo metto in evidenza per non fare nessuna provocazione.

Vabbe’, comunque mi è venuta in mente l’idea di darvi questa piccola lezione su 5 parole giapponesi usate in italiano, ma imparate malissimo da voi, per poi farvi fare una bella figura nella vostra prossima occasione in cui beccate i vostri clienti giapponesi, sperando fatturate ancora di più. O al ristorante, per non incorrere nel sacro sputo bianco dello chef. Ci siamo capiti il motivo di questo articolo? Bene. Andiamo avanti.

 

1) Hara-Kìri

Il primo sul podio di parole giapponesi usate in italiano, malissimo, è questa. Questa che non più esiste. No, anzi neanche nacque da nessuna parte nella nostra storia. Invece, abbiamo un altro termine: Seppuku. Un termine se scritto composto di due Kanji, di cui il primo significa “tagliare” e il secondo “pancia”. Ricordatevi però oggigiorno non se lo fa, ovviamente. Nel caso lo usaste in pubblico, vi prenderebbero solo per un maniaco imbruttito del Giappone.

 

2) Fujiyàma

Quella montagna più bella al mondo tra quelle di vulcano attivo che si è cresciuta a sé stante, si chiama Fuji-San, di cui il secondo significa Montagna. Chiamatela pure Monte Fuji. Bravi.

 

3) Arigàto

Imbruttita, anzi imbruttitissima la pronuncia come in molti fanno Arigàto. Invece, da noi si pronuncia, se costretto a scriverlo in lettere, Arigatoo. L’importante è che va pronunciato tutto piano. T’è capì? Chi pronuncia piano, diventa giapponese. Mamma mia, ora ho iniziato a farfugliare come voi con occhi a buco. Mi raccomando, comunque sia, non fare una pronuncia troppo allungata per l’ultima sillabe.

 

4) Sakè

Ecco la quarta tra le parole giapponesi usate in italiano, che solo io vi faccio accorgere la differenza di pronuncia, Sakè. Anche qui ci vuole la pronuncia tutta piana senza nessun accento. Poi, il termine Sakè fondamentalmente vuol dire la bevanda alcolica. Se volete fare la figura di sborone, chiamatelo Nihon-syu, con uno sforzo di pronunciare H di Nihon. Altrimenti, continuerete a fare la figura di patakka. Ocio!

 

5) Oìshi

Significa Buono riguardo sia ai cibi che alle occasioni in cui hai beccato qualcosa di bello. Ma pronunciatelo Oishii, cioè Oishi-i. Poi sapete come dire Buonissimo o Molto Buono? Se siete vecchi già agli -anta, dovete dire “Cho Oishii” contro “Meccha (si pronucia Meccia) Oishii” per la generazione X. Originariamente, Cho significa Super ed è nato in zona tokionese, mentre invece Meccha, con lo stesso significato, deriva dalla cultura osakese.

 

Ora che vi ho dato questa lezione prestigiosa sulle parole giapponesi usate in italiano dai Millennial, almeno voi iniziate pure da oggi in poi a pronunciare ‘ste parole scritte di sopra in maniera corretta, evitando di non fare più la figura di patakka in ristoranti giapponesi. Dai, allora ci vediamo la prossima lezione dove…mi servirà una certa moderazione di scrittura. Almeno ne sono consapevole io stesso.

 

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