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Metaverso: guida a chi non ci ha capito niente

16 Novembre 2021
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Zuckerberg sogna un futuro di avatar e visori. Per molti è scontato e ridicolo, ma Facebook ci investirà miliardi e la prospettiva è tutt’altro che campata per aria.

Di recente Facebook – e quindi anche Instagram, Whatsapp e altri servizi – hanno cambiato il proprio nome aziendale in Meta. Allusione molto strong all’abbreviazione di un riferimento esplicito: il metaverso. Mettiamo subito le cose in chiaro: per Mark Zuckerberg il metaverso è uno spazio virtuale 3D dove sarà possibile vivere. Vivere? Sì, vivere. Giocare, parlare, camminare, interagire con le altre persone.

Da dove arriva il metaverso?

Bella domanda. la prima volta che ne sentiamo parlare è nel 1992, grazie a Neal Stephenson, autore del romanzo fantascientifico Snow Crash. Nel romanzo il metaverso è una realtà virtuale e condivisa su una rete mondiale. Lì le persone, fuggendo da un mondo reale ma in rovina, accedono a un’altra esistenza tramite avatar tridimensionale. Certo, il tutto è romanzato da un’attualità in via di distruzione contrapposta a un “universo” idealizzato e reso possibile tramite le fantasie delle persone stesse, ma concettualmente parlando il metaverso di Zuckerberg non si allontana troppo da questa prospettiva.

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Cosa dice Mark riguardo al metaverso

Ne è estasiato. Che l’idea del metaverso piaccia o no, l’amministratore delegato Zuckerberg ne parla con gli occhi sognanti di un bambino che aspetta la notte di Natale. «Ciò che distingue il metaverso dalle altre intenzioni futuristiche, – scrive Mark in una lettera resa pubblica sul sito della sua società – è che sarà in grado di dare una reale sensazione di presenza, come se fossimo davvero insieme a un’altra persona. E poi, in futuro, si potrà teletrasportare il nostro avatar ologrammato in giro per la città, al lavoro, o ai concerti».

Le critiche a Meta, a Zuckerberg, a Facebook

Non serve davvero immaginare che, una volta lanciata la bomba, fosse solo questione di pochi minuti prima che il mondo del web – ironicamente proprio quello creato da Zuckerberg – si accanisse ferocemente sulle nuove idee del loro papà digitale. Il metaverso viene bollato immediatamente come un’idea utopica, ingenua, infantile e artificiosa.

Da quando Mark ha presentato Meta, sono piovute critiche, parodie e meme legati all’apparente assurdità delle idee. La società in questione pensa per il futuro, ma che fanno anche riferimento a tutta quella enorme carrellata di scandali e problemi che negli ultimi anni hanno causato a Facebook milioni di dollari in cause, scontri e guerre legali (do you remember i Facebook Papers?).

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Quelli che realmente sono allarmati dal metaverso

Al di là delle polemiche e delle critiche un po’ sterili al metaverso e alla presentazione di Meta, molti studiosi hanno invece aperto riflessioni e dibattiti piuttosto scettici e allarmati in merito al futuro di internet che Zuckerberg si aspetta.

La loro preoccupazione non è che Zuckerberg sbagli ma anzi, che lui sia piuttosto contento di essere considerato oggi un pazzo visionario in cerca di fama, e che quando il metaverso sarà reale, Meta sarà la principale società responsabile dell’ecosistema che lo tiene in piedi. Gli esperti vedono nel metaverso e nella figura di Mark Zuckerberg un monopolio e un monopolista che prendono vita molto prima che il prodotto sia ultimato. E questo, in un mondo economico, fa paura.

Quanto realmente si spenderà per creare il metaverso

Meta ha in programma di investire nel 2022 almeno 10 miliardi di dollari per raddoppiare la sua forza lavoro. Almeno 15mila nuovi impiegati saranno assunti per prendersi cura della divisione dedicata al metaverso. Sembrano cifre altissime ma in realtà sono nulla se paragonate a quello che potrebbe essere il ritorno in immagine e pubblicità che Zuckerberg ha già calcolato. La grande ambizione di Meta è di supportare un’economia digitale alternativa che coinvolga tutti, anche quelli che nel metaverso non vorranno mai entrarci.

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Ma i giovani sono già lanciati verso questa opportunità. Non è un segreto che saranno proprio loro i maggiori fautori ma anche i principali consumatori di una realtà virtuale aumentata. L’estetica del metaverso, con gli ologrammi traslucidi, è un programma di attività possibili che già facciamo nella vita reale, ma che è andato via via sciogliendosi anche per colpa della pandemia.

Qui la gioventù vede una prospettiva migliore, una possibilità di tornare alla vita guardando un pezzo di vetro e rimanendo sdraiati sul letto della propria camera. Mentre molti vedono in tutto ciò un giubbotto di salvataggio per l’avvenire, molti altri ci vedono solo una comunità di pensionati virtuale in cui millennial isolati possono vivere i loro ultimi giorni.

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