Al Jameson Village abbiamo capito come saranno le città del futuro: villaggi!
La mia generazione ha ancora voglia di ballare. La mia generazione ha ancora voglia di divertirsi, di laurearsi e di sposarsi. Tutte cose che si potevano fare al Jameson Village 2018. Noi di TheMillennial.it siamo stati a Milano per partecipare all’evento nel giorno e nel villaggio di San Patrizio. E abbiamo capito come saranno le città del futuro: saranno villaggi.
La nota marca di whiskey irlandese ha infatti creato un vero villaggio presso l’Ex scalo Farini. Ci si poteva laureare all’università del “santo bevitore” oppure farsi sposare dal sindaco del villaggio.
In molti temevano la solita festa irlandese a base di birra calda e sgasata. Al contrario, si potevano degustare solo cocktail a base di Jameson, il whiskey irlandese più venduto al mondo, tripla distillazione.
Ovviamente, come per altre feste, la festa di San Patrizio non ci appartiene e non abbiamo neanche comunità irlandesi in Italia. Possiamo forse parlare di appropriazione culturale, questo sì, ma possiamo anche parlare di una scusa per divertisti. In Italia a nessuno interessa di San Patrizio (e forse nemmeno dei santi in generale), ma il sabato sera tutti amano divertirsi.
Sul palco del “teatro” del Jameson Village si sono esibiti diversi gruppi, con pezzi originali e cover. La cosa interessante è che possiamo parlare di musica non allineata. Si va dall’immancabile musica irlandese folk a “Baila” di Zucchero. Anche se non sono le solite canzoni che si sentono in radio o sulla top 10 di Spotify, i Millennial ballano eccome, si divertono per lo meno.
La selezione degli artisti è molto interessante, da Claudio Niniano ai Sesto Marelli, fino agli incredibili Daiana Lou, ricordati per aver volutamente abbandonato XFactor (a proposito di XFactor)
Nulla di musicalmente scontato quindi, quasi si voglia trasmettere l’irregolarità tipica della festa di San Patrizio anche sul palco.
La mia generazione non ha perso come quella di Giorgio Gaber. La mia generazione è persa, forse. Come saranno le città del futuro? Forse in piazza avranno un enorme calcinculo. Di sicuro i Millennial, alla loro età si divertono ancora ad andare sulle giostre. Nel caso del Jameson Village, si sale su un enorme galeone. Ora, di base non sarebbe nulla di speciale, ma con il whiskey nel corpo le percezioni sono alterate.
Piccola curiosità, il colore di San Patrizio all’inizio era il blu, non il verde! Per l’anno prossimo sapete quindi come vestirvi.
La mia generazione, quella dei Millennial è probabilmente la più tatuata della storia, ecco che quindi al Jameson era possibile tatuarsi simboli irlandesi vari.
La vita dei villaggi medievali sembra così semplice, così umana, tutto a portata di mano. Cari architetti, progettisti e urbanisti che leggete, ricordatevelo quando pensate a come saranno le città del futuro. Torniamo ai villaggi, altro che Silicon Valley.
La nostra generezione non è di certo la generazione dei ristoranti di classe o dei fast food, i Millennial mangiano streetfood, ecco quindi, come in un vero villaggio, una ventina di possibili chioschi tra cui scegliere.
Nessuno può arrogarsi il diritto di sapere come far colpo su una generazione o come conquistarla anche se è quello che cercano di fare disperatamente i marchi. Ricreare un villaggio dove è facile sposarsi e prendere una laurea, dove non c’è burocrazia e il whiskey scorre facendo da lubrificante sociale, non può che essere un modo di ispirare i Millennial.
A proposito di irlandesi e di generazioni, Bono degli U2 canta:
“Every generation gets a chance to change the world/Ogni generazione ha la possibilità di cambiare il mondo.”
Piccola nota: gli irlandesi comunque sono simpatici a tutti. Avete mai sentito qualcuno dire che odia gli irlandesi? Ah, che brave persone e che ottimo whiskey.
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