Il gesto dell’ombrello antilavorista è un fenomeno mondiale. Ed è qualcosa di assolutamente nuovo nella storia sociale del mondo. I robot che fanno tutto al nostro posto sono oggi una realtà
C’è una rivolta contro il lavoro come dovere assoluto. Inutile negarlo. E il tormentone estivo Una vita in vacanza non fa altro che cavalcare questo sentimento umanissimo e molto millennial. Sarà la generazione Z a fare questa rivoluzione? Vedremo. Di fatto non è un caso che la band che lo suona si chiami Lo stato sociale. Mai era successo che elementi di politica economica keynesiana finissero nella musica pop. Ma tant’è. Si potrebbe addirittura pensare a un’azione di persuasione occulta sul reddito di cittadinanza. Che cos’è di fatto Una vita in vacanza se non un inno alle conseguenze del provvedimento più propagandato dai nostri politici?
Attenzione, però. Il gesto dell’ombrello antilavorista è un fenomeno mondiale. Ed è qualcosa di assolutamente nuovo nella storia sociale del mondo. I robot che fanno tutto al nostro posto sono oggi una realtà e contemporaneamente la disoccupazione giovanile sembra non sradicabile.
E quindi? Puoi leggere Joseph Stiglitz (Bancarotta) o ascoltare Andrea Illy quando spiega che le prossime generazioni vivranno di espedienti salvo quelli che avranno in mano la conoscenza tecnologica (su nuovi materiali, riciclo dei rifiuti, algoritmi ecc). Nerd al potere, più di ora, via la cravatta, stessa magliettina per tutta la settimana.
Puoi riascoltare Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay che ti spiega come il lavoro ti ruba la vita: lavori per trasformare ogni minuto in denaro per comprare qualcosa che al 99% non ti serve.
Oppure puoi buttarti sulla filologia degli Stato Sociale. Vediamo un po’:
E fai il cameriere, l’assicuratore
Il campione del mondo, la baby pensione
Mestieri disparati, a volte soltanto status, maschere quotidiane per sembrare ricchi in un mondo di social network.
Fai il ricco di famiglia, l’eroe nazionale
Il poliziotto di quartiere, il rottamatore
Perché lo fai?
Avere e apparire, per dare un senso identitario a se stessi, illudersi di avere una missione, sociale o politica. E crederci, per sfangarla un po’ in questa faccenda del prestigio sociale.
E fai il candidato poi l’esodato
Qualche volta fai il ladro o fai il derubato
Ascese e discese, carriere fluttuanti, cadute. In tutti i casi c’è da recitare una parte, per sfangarla, mantenendo uno status e un minimo di stipendio.
E fai opposizione e fai il duro e puro
E fai il figlio d’arte, la blogger di moda
Vuoi lasciare il segno, non ti importa nemmeno dove, in politica, nella moda social, superando il papà di successo.
Perché lo fai?
Perché non te ne vai?
Una vita in vacanza
Una vecchia che balla
La figura della vecchia che danza è lo specchio di una generazione che vive senza stress fino a 100 anni, senza aver mai lavorato.
Niente nuovo che avanza
Ma tutta la banda che suona e che canta
Per un mondo diverso
Libertà e tempo perso
Ecco il mondo pacificato, quello del socialismo reale-tecnocratico, basta timbrare cartellini come se si fosse carcerati,
E nessuno che rompe i coglioni
Nessuno che dice se sbagli sei fuori
Sei fuori
Sei fuori
Sei fuori
Sei fuori
Il ritornello è una sparata contro il lavoro nella società competitiva, selettiva, che ti fa credere a una rigidità di merito, una vera meritocrazia. È un attacco anche alla società dei talent show, dove si è sbattuti fuori con irrisioni pubbliche.
E fai l’estetista e fai il laureato
E fai il caso umano, il pubblico in studio
Fai il cuoco stellato e fai l’influencer
E fai il cantautore ma fai soldi col poker
Perché lo fai?
Il bisogno insopprimibile di mostrarsi vincenti e con una vita prestigiosa, tutta da condividere sui social. Figure simbolo: il caso umano creato per Barbara D’Urso, il pubblico in studio, applaudente a comando e a gettone di presenza, il cuoco stellato, speranzoso di moltiplicare gli introiti a botte di comparsate e spot. L’influencer, il sogno moderno dei modaioli, il finto cantautore schiavo del gioco d’azzardo online.
E fai l’analista di calciomercato
Il bioagricoltore, il toyboy, il santone
Il motivatore, il demotivato
La risorsa umana, il disoccupato
Perché lo fai?
Perché non te vai?
Ancora mestieri e mestieranti di questi nostri tempi magri, il bisnonno contadino da cui figli e nipoti pensavano di essersi smarcati andando all’università, ritorna come idolo nei pronipoti millennial. Ma in chiave civile ed ecosostenibile. Poi ci sono le supercazzole aziendali: i motivatori, tutti quei laureati in psicologia che non trovavano lavoro e si sono reinventati coach o allenatori di team building, o santoni. Le risorse umane, il termine più orrendo mai coniato dopo capufficio. Che voglia di fuga, ragazzi…
Una vita in vacanza
Una vecchia che balla
Niente nuovo che avanza
Ma tutta la banda che suona e che canta
Per un mondo diverso
Libertà e tempo perso
E nessuno che rompe i coglioni
Nessuno che dice se sbagli sei fuori
Sei fuori
Sei fuori
Sei fuori
Sei fuori
Vivere per lavorare
O lavorare per vivere
Fare soldi per non pensare
Parlare sempre e non ascoltare
Ridere per fare male
Fare pace per bombardare
Partire per poi ritornare
Culmine della dissertazione filosofica lavorista di Una vita in vacanza, denuncia della distorsione schizoide del comunicare e del conoscere contemporaneo. Ne usciremo mai?
Una vita in vacanza
Una vecchia che balla
Niente nuovo che avanza
Ma tutta la banda che suona e che canta
Per un mondo diverso
Libertà e tempo perso
E nessuno che rompe i coglioni
Nessuno che dice se sbagli sei fuori
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