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Le sfide globali che attendono i millennial nel 2030

14 Aprile 2021
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Sembra ieri che ci lasciavamo alle spalle un 2020 pieno di brutte sorprese ed eccoci oggi già nel bel mezzo di aprile 2021.

Il 2030 si avvicina senza che neanche ce ne accorgiamo e le sfide che il mondo si appresta ad affrontare sono sempre più numerose. Ma come vogliamo che il mondo appaia tra dieci anni? Quali sono i grandi cambiamenti a cui ci affacciamo? Saremo in grado di dominarli? È quanto si è chiesto l’Unesco lo scorso anno nel bel mezzo della pandemia, domande a cui ha cercato di rispondere lanciando un sondaggio che ha visto una grande partecipazione di millennial, i quali hanno espresso chiaramente le loro ansie e le loro speranze per il futuro.

Il sondaggio “The world in 2030” lanciato dall’Unesco

“The world in 2030”. Così s’intitola il sondaggio lanciato dall’Unesco il 28 maggio 2020 e chiuso il 17 settembre 2020, in piena emergenza covid. È stato un modo per permettere a persone provenienti da tutto il mondo di condividere la loro visione sui cambiamenti globali più urgenti dei giorni nostri, compreso ciò che li preoccupa maggiormente e le soluzioni che pensano siano le più efficaci per affrontarli. Il tutto nell’ottica di tenerne conto al momento di stilare gli obiettivi nell’Agenda 2030 dell’Onu.

I partecipanti sono soprattutto donne e millennial

Al sondaggio Unesco hanno partecipato 15.038 persone provenienti da tutto il mondo. Di queste, il 63% degli intervistati è composto da donne e il 36% da uomini, mentre l’1% ha dichiarato di appartenere a un altro genere. Inoltre c’è stata una grande partecipazione da parte dei millennial: il 23% dei rispondenti ha tra i 35 e i 49 anni, il 22% tra i 25 e i 34 anni, il 17% tra i 21 e i 24 anni, il 16% tra i 15 e i 20 anni, il 16% tra i 50 e i 65 anni, il 4% più di 65 anni e il 2% meno di 15. Nel complesso, il 57% ha meno di 35 anni e il 35% meno di 25.

Donne e giovani, dunque, ma anche laureati, che compongono il 70% di chi ha aderito al sondaggio. Gli studenti, invece, sono il 35% mentre il 39% dei rispondenti ha affermato di avere un lavoro a tempo pieno. Infine, per quanto riguarda la provenienza geografica, ci sono stati partecipanti soprattutto dall’America Latina e dai Caraibi (33%), dall’Europa occidentale e Nord America (32%), dall’Asia e Pacifico (18%), dall’Europa orientale (11%), dagli Stati Arabi (3%) e dall’Africa Sub-Sahariana (3%).

Le sfide globali più temute riguardano clima e conflitti

Il sondaggio si è focalizzato sulle maggiori sfide che il mondo dovrà affrontare nel prossimo decennio. Ai rispondenti sono stati quindi presentati 11 grandi cambiamenti globali, con la richiesta di selezionare i quattro che secondo loro sono più problematici. Per ciascuno di questi, poi, hanno dovuto indicare quattro preoccupazioni specifiche associate a quel cambiamento e le quattro soluzioni che considerano migliori.

Dal report pubblicato quest’anno è emerso che per il 67% degli intervistati la principale sfida che le società devono affrontare entro il 2030 riguardano il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità: l’aumento delle catastrofi naturali ed eventi metereologici estremi, la spazzatura negli oceani e l’innalzamento del livello del mare sono problemi dalla portata globale che vanno risolti il prima possibile. Per il 44%, invece, violenza e conflitti sono la sfida maggiore del mondo d’oggi, per il 43% lo sono discriminazione e ineguaglianza, per il 42% lo è la mancanza di cibo, acqua e casa e per il 37% lo sono salute e malattie.

Le sfide globali meno sentite

A seguire, le altre questioni più urgenti sono: disinformazione e libertà d’espressione (32%), mancanza di un lavoro dignitoso e di opportunità (28%), partecipazione politica e principi democratici (24%), migrazione e mobilità (17%), intelligenza artificiale e nuove tecnologie (15%) e tradizioni e cultura a rischio (14%). Solo il 2% dei rispondenti ha selezionato la categoria “Altro”, scegliendo cambiamenti globali alternativi tra cui spiccano l’istruzione e l’acuirsi dell’ineguaglianza economica.

Tuttavia, se nella classifica generale discriminazione e diseguaglianza erano al terzo posto, i millennial e le donne li hanno più spesso considerati il secondo cambiamento più urgente dopo il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.

Le soluzioni? Istruzione, scienza e cooperazione

Per sopravvivere ai cambiamenti servono soprattutto istruzione, scienza e cooperazione internazionale. Lo hanno sostenuto gli intervistati al momento di indicare le soluzioni per ciascuna sfida. In particolare, l’istruzione è stata selezionata come soluzione più efficace in ben sette cambiamenti globali su undici, ma allo stesso tempo per il 47% dei rispondenti è l’area della società più bisognosa di ripensamento alla luce della pandemia da covid.

La scienza è considerata utile soprattutto in relazione alla salute e alla malattia e il 95% dei rispondenti ha sostenuto l’importanza della cooperazione internazionale. Tuttavia, il report del sondaggio Unesco “The world in 2030” si chiude con una nota di rammarico: il 75% dei partecipanti ha espresso bassa fiducia nella capacità del mondo di dominare effettivamente questi cambiamenti.

 

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