La domanda del momento è proprio questa: e se fosse giunto il momento di uscire dalla retorica della resilienza per riscoprire un approccio al futuro all’insegna della perseveranza?
L’adattamento alle condizioni difficili degli ultimi due anni ci ha certamente portati a fermarci, a riflettere, a rimettere tutto in discussione, anche ciò che prima del 2020 funzionava. Ci siamo applicati nella difficile arte di fare a meno del superfluo, soprattutto in azienda, pensando che in fondo, come recitava uno slogan degli anni Settanta «Ci serve tutto ma non ci manca niente».
Ora, però, è giunto il momento di guardare avanti ragionando sul fatto che una nuova stabilità è ancora lontana, ma nel frattempo il mondo continua a sperimentare innovazioni. E, anzi, su questo sembra ancora più determinato, forse proprio per raggiungere davvero risultati che non ci facciano rimpiangere il passato.
Il caso Mark Zuckerberg: nel metaverso ci crede ancora?
«Per i primi 18 anni di vita dell’azienda siamo cresciuti rapidamente ogni anno, ma di recente il nostro fatturato è stato per la prima volta piatto o leggermente in calo», ha detto Mark Zuckerberg, a proposito di Meta «sSperavo che a questo punto l’economia si fosse stabilizzata, ma da quello che vediamo non sembra ancora che sia cosi, quindi vogliamo pianificare in modo un po’ conservativo».
Stupisce questa dichiarazione del fondatore di Facebook-Meta, anche se è comprensibile dover essere onesti nel registrare il calo e dover procedere al taglio del personale. Se lo incontrassimo oggi potremmo chiedergli: «Ok, ma nel Metaverso ci credi ancora?». Perché uno che ha intrapreso l’avventura di creare un mondo parallelo, forse più efficiente, più bello, più inclusivo, pur con tutti i suoi difetti, non dovrebbe mollare.
Perseveranza
La perseveranza è la dote di chi non teme di essere fermato nei suoi obiettivi, ed è, probabilmente, l’elemento fondamentale per fare innovazione oggi. La perseveranza è la caratteristica di chi intende fare passi avanti anche perdendo risorse e soldi, senza pensare di “conservare”. Infatti conservare e perseverare sono atteggiamenti opposti. Se Elon Musk si fosse fermato a PayPal probabilmente non avremmo un concorrente della Nasa per i viaggi spaziali.
La perseveranza oggi è qualcosa che ha a che fare con il “pensare in grande”, ma non è sinonimo di “pensare in grande”. È semplicemente dare valore al sacrificio e all’idea che abbiamo sposato, è lavoro duro pagato in ritardo, è rottura di relazioni con chi non crede al progetto e molla tutto. È, nel peggiore dei casi, rimanere soli con la propria idea e trovare altri visionari con cui portarla avanti. La resilienza, che di per sé muove verso obiettivi positivi e di rinascita, non può però diventare inazione, aprendo la porta alla rassegnazione. Per questo il vero colpo di reni può arrivare dalla capacità di essere perseveranti.
Difficile immaginare Mark Zuckerberg che molla l’osso e smette di credere all’evoluzione di Meta. Anche perché ha già dimostrato di sapere che cosa sia la perseveranza. Tuttavia, gli imprenditori di oggi non dovrebbero mai accampare la scusa di un’economia in crisi o, peggio, di un concorrente che crea difficoltà (come Tik Tok nel caso di Meta): può essere difficile, ma la perseveranza è il messaggio più proattivo e ottimistico che si possa dare a chi crede nell’attività, che si tratti di dipendenti o stakeholder.
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