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Libertà d’espressione e social network: Twitter tiranno o Facebook ignavo?

5 Giugno 2020
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Si dice che l’età mentale di una persona si blocchi nel momento in cui diventa una star.  Sappiamo anche che questa teoria è falsa. Beyoncé è diventata famosa da adolescente eppure ha una maturità umana incredibile. Poi c’è il coetaneo millennial Zuckerberg che nonostante vada per i quaranta è sempre rimasto un ventenne. Grande sì ma non adulto, disperatamente in cerca di aiuto, come se la responsabilità non fosse mai la sua.

 

Essere guidati da un responsabile che demanda le responsabilità fa schifo ed ecco che i dipendenti di Facebook si licenziano e vanno a scrivere su Twitter: “cancellate Facebook”.

Già, Twitter. Il bistrattato Twitter che in Italia, patria di persone che vogliono dire la loro su tutto, non viene utilizzato se non da una stretta minoranza. Nei paesi anglofoni invece i Millennial non possono farne a meno. Twitter è il vero antesignano degli hashtag e se c’è una novità da commentare è lo spazio giusto per farlo. Dopotutto in televisione si sente spesso dire “Trump ha twittato” quasi fosse una conferenza stampa informale.

 

Ora negli Stati Uniti si protesta per l’omicidio di George Floyd e dove si protesta c’è bisogno di informazione e opinioni, qui subentra Twitter. Così Twitter viene scaricato più di Facebook ed Instagram, per la prima volta nella storia, perché i gattini sono belli, sì, ma finché non vuoi giustizia.

Zuckerberg vuole solo i buongiornissimo quindi censura qualsiasi violenza. La violenza però esiste e censurarla fa incazzare qualcuno generando violenza. Mark censura anche i capezzoli e il mestruo, sia mai che a 36 anni i tuoi genitori gli dicano che è uno sporcaccione.

 

L’altra mattina però si è svegliato e ha deciso che è giusto segnalare CasaPound ma Donald che incita all’uso delle armi contro i manifestanti invece no. Twitter al contrario censura i messaggi violenti di Trump, lo stesso Twitter che ha prima favorito l’escalation del Tycoon dandogli un’enorme visibilità.

 

Libertà d’espressione sui social network

Trump ha recentemente votato una legge che non permette ai social di censurare, così da difendere la libertà d’espressione. Negli Stati Uniti la libertà d’espressione è sacra, puoi andare da un poliziotto e dirgli “sbirro di merda”, tanto è sacra. In Italia no. (Ovviamente il poliziotto poi troverà comunque la scusa per prenderti a manganellate).

 

 

Quindi bisogna difendere la libertà d’espressione? Non bisogna censurare chi dice “NEGRO FROCIO MUSSULMANO DI MERDA IO TI AMMAZZO”? Ecco forse la situazione è più complessa di così. Bisogna aprirsi al diverso e discuterne, di certo negare l’esistenza e coprire tutto con i gattini non risolverà mai il problema.

Nemmeno il gioiellino di Zuckerberg, Whatsapp, se la passa benissimo visto che preoccupati per la libertà d’espressione gli americani stanno scaricando in massa Signal che promette anonimato.

Zuckerberg chiese meno potere e meno responsabilità e lo stesso fa ora demandando ad altri il diritto di censurare o meno. Facebook però è la nazione più grande del mondo e lui è il presidente.

Su una cosa però ha ragione e la rinfaccia a Twitter: “non siamo arbitri di verità”. Perché Zuckerberg sarà pure un ragazzino ma anche lui è umano e dobbiamo restare umani, prima di accaparrarci il diritto di giudicare gli altri, prima dell’albero del bene e del male.

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