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La distruzione è bellissima. Perché Joker è il film Millennial dell’anno

8 Ottobre 2019
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Alla fine ho visto Joker al cinema. E sono senza parole.

 

Il 3 Ottobre del 2019 è finalmente uscito in Italia Joker, diretto da Todd Phillips ed interpretato da Joaquin Phoenix e posso dire già ora che si tratta del film dell’anno.

La recensione potrebbe finire qui, potrei lasciare uno spazio bianco che potreste usare per fare quello che volete, come ad esempio scrivere una poesia d’amore a disegnarci un pene, andrebbe comunque bene. Perché un foglio bianco rende in maniera cristallina quella che è la sensazione che lascia questo film per tutta la sua durata e per i minuti a venire. Un silenzio attonito figlio dello shock riservato solitamente ad un qualcosa in grado di scuotere profondamente l’animo. Questo è riuscito a fare Phillips col suo film, mi ha colpito come non succedeva da anni, ma forse è meglio argomentare questa presa di posizione.

La trama di Joker: Taxi driver + aggiunta di disperazione

Il regista e sceneggiatore, porta su schermo la storia di Arthur Fleck, abbandonato a sé stesso da una società borghese e decadente che lascia gli ultimi in mezzo alla spazzatura fisica e morale. Il tema della società antagonista all’individuo non è nuovo nel cinema moderno, si potrebbe anzi definire “trito e ritrito” dato che viene esaltato in altri film, come lo stesso Batman di Cristopher Nolan o nel capolavoro di Martin Scorsese Taxi Driver.

È proprio la storia di Travis Bickle la maggiore ispirazione di Phillips, che si concede comunque le sue libertà e se ne distacca nel momento dell’exploit finale. Solo superficialmente Travis e Arthur sono fratelli nella loro lotta alla società in cui vivono. Se infatti all’inizio le loro storie possono apparire parallele, soprattutto nei tentativi di alzare la testa e di ribellarsi alla loro miseria, il loro atto di ribellione si pone agli antipodi. Tanto Travis vede nella salvezza di Iris (Jodie Foster) un barlume di speranza per il mondo, così non è per Arthur. Che anzi vuole farsi alfiere della distruzione della società che, a tutti gli effetti, l’ha reso ciò che è.

Arthur, o meglio, Joker, si pone insomma come il messia della più pura anarchia, quella distruttiva della società e dei suoi simboli borghesi. Il tutto in una spirale di follia senza fine che porta lo spettatore a sprofondare in poltrona appesantito dal macigno emotivo che questo film regala.

Sotto il segno di Scorsese

L’omaggio all’opera di Scorsese però non si esaurisce nelle tematiche e nelle ambientazioni, ma risulta evidente anche nel comparto tecnico. L’amore che Phillips ha per il regista di The Departed è quanto mai evidenti nella costruzione delle scene notturne, che ricordano fortemente le città stupende e crudeli di Frank Costello e Jimmy Conway. Dove però Phillips si distanzia dal suo padrino artistico è nell’asservimento della macchina da presa ad un preciso storytelling. Non rendendola più quindi semplice strumento di narrazione, ma mezzo che ci permette di vedere il mondo con gli occhi del protagonista. Grazie ad focus costantemente fissato su Arthur che rende il mondo attorno a lui sfocato e onirico. Questa componente onirica non ci viene data da nessun indizio visivo, ci confonde e ci porta ad empatizzare sempre più col protagonista.

Altra grande scelta è quella che fa il direttore della fotografia Lawrence Sher di rendere la luce di questo film un importante strumento narrativo, andando a rimarcare i momenti cruciali dell’evoluzione di Arthur. Ponendo Joker in ambienti luminosi che contrastano col grigiore della vita prima di trasformarsi nel clown principe del crimine. La costruzione dei colori infatti si rivela un’arma vincente, con una maggioranza di toni blu e grigi che permettono l’esaltazione dei colori vivaci indossati dal protagonista.

Tutta la vicenda è avvolta dalle stupende musiche di Hildur Guðnadóttir, che parte dal tema di Joker di Hans Zimmer ampliandolo ed aggiungendo strumenti che danno un tono violento alla composizione. Così da sottolineare la complessità della psiche del personaggio principale.

…E poi c’è quella faccia: quella di Joaquin Phoenix

Tutto questo però verrebbe meno senza le grandissime capacità attoriali del protagonista: Joaquin Phoenix, in quella che a oggi può essere considerata la sua migliore interpretazione. Phoenix si butta a capofitto in un ruolo estremamente complesso, un uomo molto malato, un candelotto di dinamite pronto ad esplodere in qualsiasi momento, un perfetto esempio di metodo che gli varrà senza dubbio l’Oscar come miglio attore.

Joker al cinema è un film folle, anarchico e pazzesco, una perfetta sinergia di maestranze che ti raggela sulla poltrona come una gazzella davanti al leone.