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La casa di carta 4: il centro di gravità permanente dei binge watchers italiani

3 Aprile 2020
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Ancora una volta La casa di carta lascia trapelare una segreta passione per l’Italia, nonostante sia una serie made in Spagna.

Avevamo lasciato i protagonisti de La casa di carta  asserragliati dentro il Banco de España, dopo essere riusciti a salvare Rio (Miguel Herrán) dalle torture e intenti a fondere oro mentre trattavano con la polizia. All’esterno il Professore inizia a perdere la testa quando viene a sapere della morte dell’amata Lisbona (Itziar Ituño) e chiede a palermo di attaccare sparando dei razzi contro l’Esercito, causando l’accidentale ferimento di Nairobi.

La trama della quarta stagione

Sì, ma cosa raccontano gli episodi della quarta stagione?

Mentre il Professore (Àlvaro Morte) si perde nei ricordi, Lisbona viene interrogata dalla ex collega Alicia Sierra (Najwa Nimri). Dentro al Banco la tensione tra i membri sale alle stelle mentre si cerca di salvare la vita a Nairobi (Alba Flores) con un’operazione in pieno stile E.R.

Tokyo spodesta Palermo e lui allora istiga Gandìa, il capo della sicurezza del Banco ed ex militare, alla ribellione.

Tra piani e contropiani, la storia procede con relativa celerità mirando a colpi di scena sempre più eclatanti e morti eccellenti.

Da sottolineare che i personaggi meglio scritti sono quelli cattivi: Sierra, la poliziotta sadica ma non priva di una certa ironia, e Gandìa, l’ex militare invasato a cui manco due mitragliatrici fanno un graffio.

La passione per la musica italiana e non solo

La quarta stagione (o seconda parte della seconda, a detta degli autori) raggiunge però anche vette di trash impensabili. Lo dobbiamo principalmente ai flashback che hanno per protagonista il matrimonio di Berlino dentro l’abbazia che ospitava la sua latitanza.

La prima stagione si era fatta ricordare per aver intonato in ogni luogo Bella ciao come vessillo di libertà. La quarta ci propone invece Berlino, novello sposo, che decide di cantare Ti amo di Umberto Tozzi, con pronuncia approssimativa e coretto degli abati. Ma… non è finita qui. Perché un ricevimento di nozze come si deve necessita di una buona selezione musicale per cui il coro intona anche Centro di gravità permanente di Franco Battiato.

L’impressione è che gli sceneggiatori abbiano pensato “Cosa farebbe Sorrentino adesso?” e che abbiano partorito così la scenetta con le due canzoni. Le suore non le avevano, per cui… vai di monaci.

Segue anche un altro ricordo di una partitella di calcio tra i protagonisti nei verdi giorni in cui progettavano il piano. Anche questa di sorrentiniana memoria.

Come finisce?

Come sempre cerchiamo di non fare spoiler ma la verità è che la serie non ha una vera conclusione e si culla nel trito cliché del ribaltamento di trama tanto improvviso quanto ormai prevedibile.

Rimane così tutto in sospeso, in attesa di altre otto puntate di allegro trash e tensione quando la quarantena mondiale sarà terminata.

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