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Oltre la Vanità: Marketing e Comunicazione, sul serio

19 Novembre 2024
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La tecnologia senza il compiacimento o l’esibizione è una forma di cultura per la generazione dei millennial. Riflessioni che affidiamo a uno dei pochi professionisti che ha una visione al di là del codice

Sono nato nel 1980. Per chi parla bene di generazioni, sono uno xillennial, nato sulla cuspide tra la Generazione X e i Millennial. Cose che forse non significano molto per il consumatore medio, ma per chi si occupa di branding, marketing e comunicazione sono concetti importanti. Tanto importanti da far sprecare fiumi di bit.

Tuttavia, il senso del marketing per le generazioni non è il punto centrale qui. Il punto riguarda il contributo che può darti il mio modo di vedere e percepire il mondo, il modo di una generazione particolare.

Chi, come me, è nato in quel periodo ha la costante sensazione di essere fuori sincrono, un po’ un Enrico Ghezzi in “Fuori Orario”: troppo giovani per vivere le vacche grasse della pubblicità e arricchirsi, troppo vecchi per cavalcare le onde dell’influenza social e diventare la nuova sensazione di TikTok.

Anomalie: questo siamo. Noi, appollaiati sulla cuspide, osserviamo le realtà che scorrono davanti ai nostri occhi. Abbiamo visto svanire il Betamax e trionfare Internet, abbiamo assistito ai newsgroup e alle conversazioni online prima degli algoritmi “Per Te”.

Forse è proprio qui che risiede il senso di questa rubrica che sto iniziando, per me e per voi. Uno sguardo disincantato, formato dall’esperienza, sincero per la mancanza di secondi fini, sul marketing e la comunicazione contemporanea, al di là di stereotipi, cliché e frasi fatte da social network.

Perché “Oltre la Vanità”

Ho deciso di intitolare questa rubrica “Oltre la Vanità”. Perché mi sembra che il dibattito sui mezzi del mio mestiere sia drogato dai mezzi stessi, con buona pace dei critici di McLuhan, e che fornisca a chi si avvicina a questo mondo, per curiosità o per farne una carriera, prospettive distorte, irreali e, a volte, fuorvianti.

Qualche anno fa, parlare di e-commerce significava aggiungere un canale di vendita per un’azienda concreta, non aprire una istanza Shopify per cercare di fare soldi con il drop-shipping (dove alla fine i soldi li fa solo chi vende i corsi su come fare soldi con il drop-shipping).

Cosa Non Sono Qui per Fare

Chiarendo ciò che non sono, e ciò che non voglio: non sono qui per vendere corsi, né per costruirmi una notorietà facile, né per cavalcare l’ennesimo funnel con il primo shot gratuito, poi il corso a basso costo e infine la consulenza da mille euro.

Sono qui per restituire.

Cosa faccio per vivere

Da oltre vent’anni mi occupo di marketing e comunicazione, esplorando molte sfumature e in diverse direzioni. Ho iniziato dal piccolo, se non piccolissimo, vero e proprio ostacolo alla crescita del paese. Sono passato attraverso la consulenza politico-elettorale, ho lavorato con Pubbliche Amministrazioni grandi e piccole, PMI e grandi imprese. Ho sfiorato l’ecosistema delle startup e ho lavorato attivamente sui fondi europei.

Porto con me alcuni piccoli segreti (spesso di Pulcinella), il calvario degli errori miei e altrui, e alcune chiavi dei successi.

Oggi mi occupo di MarTech, soluzioni tecnologiche al servizio del marketing. Sviluppo e dirigo progetti strategici e di implementazione tecnica per imprese di vario tipo (se sei il direttore marketing di un love brand, beh, pur contraddicendomi, a te potrei vendere qualcosa).

Vanità vs Realtà

Sono stanco di aprire LinkedIn e trovare una versione blandamente professionale di Instagram, piena delle stesse vanità di cui gli influencer di nicchia accusano le creator di OnlyFans.

Il marketing è molto più di questo. È strategia, analisi, comprensione delle persone e delle loro esigenze. Oggi più di ieri è tecnologia, dati, chiarezza di obiettivi e complessità nell’esecuzione. In questa rubrica, proverò a riportare il discorso su questi binari, lontano dalla vanità, verso qualcosa di più autentico e utile.

Cercherò di dare un punto di vista eccentrico, ma sincero, sulle cose del digitale, del marketing, di come le grandi aziende vendono e costruiscono legami con il proprio pubblico e di come sia possibile costruirsi una carriera al di là degli inganni dei social, del profondissimo pozzo della dopamina e della dipendenza (quanto ci manchi, DFW).

Qualche assaggio

Le prime idee che mi frullano in testa, per proseguire questo percorso insieme: TikTok come lo zapping TV degli anni ’90; il senso della marketing automation per il successo di Trump; come è fatta la trasformazione digitale delle aziende italiane, davvero (e cioè non chiedere al macellaio come si fanno le salsicce); perché dovresti ignorare le vanity matrics se sei un marketer e non un influencer; se vuoi fare una startup l’idea vale zero e conta solo l’esecuzione; come gli LLM stanno sfidando Google sulla ricerca; and so no.

Ma abbiamo appena iniziato.  

Ps. Se ti sfugge qualche riferimento, per età o differenza di sottoculture, esistono motori di ricerca e AI sempre più performanti: usale; il senso costa fatica.

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