Sempre più diffuso (e divertente) è il fenomeno dei preti che si avvicinano al mondo dei social per svecchiare il cosmo polveroso della chiesa.
Si reinventano i sermoni, benedicono i fedeli attraverso le dirette Instagram, si stanno persino lanciando nei video ASMR alcuni preti più fantasiosi che vedono nell’ostia e nel vin santo un trigger più potente del tapping.
Ma non solo, oggi i fautori del credo religioso non si limitano a professare la fede, ma aprono i loro canali social anche ad argomenti più terreni e frivoli: è il caso del chiacchieratissimo don Nanni Lipari, attivissimo sulla community Facebook Vestiremale, famoso per avere lo stesso gusto nel vestire dei tedeschi con sandalo bianco e calzini sulla riviera romagnola a luglio.
«Portiamo la parola di Dio in luoghi in cui non era mai stata prima», dice don Stefano Banzato sul suo profilo. Ed effettivamente ne trovano, i preti, di luoghi online ormai totalmente blasfemi e oscurati dalle ombre del male-meme.
Perché i preti social funzionano?
Nel loro piccolo, stanno già portando avanti una enorme rivoluzione culturale: la chiesa non è più canti liturgici e noia abissale la domenica mattina, ma è un canale di trasmissione della cultura capace di tramutarsi e adattarsi a qualsiasi forma di ringiovanimento. E, a guardare il ritmo con cui cresce il numero dei follower, sembra che i preti social abbiano ringiovanito la chiesa di 35 anni.
Ricordate i preti che per primi tentavano di coinvolgere i fedeli nelle cerimonie online ma puntualmente attivavano gli effetti sbagliati e si ritrovavano a recitare il sermone di turno con orecchie da gatto o cappello da stregone? Ecco. Loro per primi, nell’inconsapevolezza – e forse anche nell’incapacità dei boomer di usare correttamente le funzioni di IG – hanno aperto le porte a tutta una serie di idee innovative per coinvolgere un pubblico più vasto di quello che, semplicemente, crede in Dio.
L’imbarazzo dei preti sex-symbol
L’imbarazzo dei preti sex-symbol. Si, è successo. Belli e vietati, alcuni preti più in forma di altri sono stati intercettati sui social e nel giro di poco tempo sono diventati il sogno erotico per chi ha la passione del proibito. È il caso di Don Cosimo Schena (circa 25 mila follower su Instagram). Prima su Spotify e poi su TikTok, questo prete ha scalato la vetta della fama leggendo poesie e invitando alla preghiera, condividendo spunti positivi, pensieri e riflessioni. Quello che farebbe un prete, di norma, per attrarre i fedeli.
Però, c’è da ammettere, Don Cosimo è proprio fotogenico e propone il suo bel volto apostolico in selfie sempre più condivisi dalle fedeli. Sarà che l’amore è cieco, ma la fede no.
Le critiche dei fedeli e l’appoggio degli atei
C’è naturalmente chi storce il naso. D’altronde il progresso non è per tutti. Si guardano con astio i più reticenti alla formula chiesa+social e i fautori di questa micro-rivoluzione che sembra piacere ai più. Non sono infatti pochi i non religiosi che seguono preti e suore online. Nella totale laicità di internet, un contesto cristiano e giovanile fa pure sorridere, lascia uno spirito di tolleranza condiviso fra gli utenti e, in molti casi, diventa pure un fenomeno virale.
E il prete con il colletto aperto no, il prete che beve un bicchiere di birra con gli amici no, il prete che si riprende durante la messa no. Per alcuni è tutto un grande no. Questo filo conduttore di ostracismo è dovuto alla tragica e fin troppo ripetuta filosofia dell’«abbiamo sempre fatto così, non vedo perché dovremmo cambiare».
E si sono un po’ stufati, persino gli atei, che si debba per forza guardare alla chiesa come a un circolo privé fatto di soprusi e altri orrori. Sì, la Chiesa cattolica è stato ed è tutt’ora anche questo, ma non si può essere davvero scandalizzati da un prete che apre un Reel su Instagram e invita i suoi follower a pregare con lui.
Fa sorridere come cosa, è l’estremo tentativo di un mondo che si accorge di aver quasi del tutto perso la guerra contro la secolarizzazione e allora si reinventa per non finire nel baratro del dimenticatoio.
I preti online piacciono ai millennial, ma li seguono pure quelli della gen Z, perché sono qualcosa di inaspettato, di amorale secondo molti ma di assolutamente spiritoso per chi apre la mente a tutte le novità.
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