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Con la serie adolescenziale Skam i Millennial tornano vergini

25 Giugno 2020
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L’adolescenza dei Millennial risale almeno a quindici anni fa, eppure con Skam sembra sia stata ieri.

Skam, se non lo sapeste, è un teen drama di Netflix ideato in Norvegia che racconta la vita di un gruppo di sedicenni, alle prese con amore, amicizia, scuola e scoperta di sé.

L’idea originale

La serie originaria norvegese ha avuto come base metodologica una nutrita serie di interviste agli adolescenti. Questo ha permesso alla regista Julie Andem e agli autori di ricreare qualcosa di unico, non solo nella trama ma anche nelle modalità di fruizione.

La serie era stata ideata per essere diffusa  via web, dato che i ragazzi oggi guardano pochissima televisione. L’idea era quella di non pubblicizzarla troppo e  di scegliere attori non professionisti, in modo da rendere tutto ancora più realistico.

Se non bastasse questo, a garantire il successo di Skam è stata anche la scelta di focalizzare ogni stagione (finora sono quattro) su uno o due personaggi principali.

Le serie alternative

La serie norvegese è stata il punto di partenza di numerosi adattamenti a realtà diverse: abbiamo Skam Italia, Francia, Germania (lì si chiama Druck), Spagna, Olanda e Stati Uniti.

Il plot rimane lo stesso ma con alcuni cambiamenti: nella serie italiana per esempio due stagioni dell’originale sono invertite per dare maggiore fluidità alla narrazione.

Anche alcune differenze culturali intraducibili sono state superate grazie a un attento lavoro di ricerca. Nella versione italiana c’è una maggiore presenza dei genitori (sempre abbastanza marginali comunque) ed è stato necessario adattare il contesto scolastico. Infatti nell’originale i protagonisti si trovano all’inizio della seconda parte del liceo (dato che la scuola superiore norvegese è divisa in due cicli di due e tre anni), che corrisponde al terzo anno in quello italiano. Da lì la scelta di parlare di succursali o allievi che si sono trasferiti da un’altra scuola.

Il cast e le stagioni

Le stagioni di Skam Italia, il cui regista è Ludovico bessegato, sono finora quattro, anche se i fan ne vorrebbero anche per una quinta. Ciascuna si concentra su un personaggio o due, indagando l’amore, il sesso, la differenza culturale, il razzismo e rappresentando la vita dei ragazzi di oggi.

Skam 1 racconta la nascita del gruppo di amiche composto da Eva, Eleonora, Sana, Federica (Martina Lelio) e Silvia (Greta Ragusa). Ognuna delle protagoniste ha una sua storyline ma solo a tre di esse sono dedicate delle stagioni specifiche.

La prima è dedicata a Eva (Ludovica Martino) e al suo rapporto con Giovanni (Ludovico Tersigni). Mentre i due affrontano le difficoltà tipiche di una relazione nascente, gli amici e le amiche iniziano a formare un gruppo che si manterrà poi nelle stagioni successive.

Skam 2 è una delle stagioni più intense. Focalizzata sulla storia tra Martino (Federico Cesari) e Niccolò (Rocco Fasano), un ragazzo tanto vulcanico quanto problematico. Ma la delicatezza con cui è raccontata la paura, il desiderio e l’innamoramento toccano davvero il cuore, anche dei più scettici.

Skam 3 è dedicata a Eleonora (Benedetta Gargari) e alla sua storia travagliata con Edoardo (Giancarlo Commare), il bello e stronzo della scuola. L’iniziale odio si trasformerà in amore?

Skam 4 ha al centro Sana (Beatrice Bruschi) ed è forse la stagione più complessa dal punto di vista narrativo. Sana infatti è l’unica ragazza musulmana del suo gruppo e di tutta la scuola. La sua determinazione e il suo carattere nascondono una chiusura verso il mondo esterno, causata dall’incomprensione che sente attorno  sé. In questa stagione il tema dell’integrazione delle seconde generazioni di immigrati si intreccia con quello della religione e del pregiudizio, dando numerosi spunti di riflessione che non sono mai a senso unico ma che, anzi, mettono in discussione la stessa protagonista e le sue scelte.

Perché Skam ha così tanto successo anche tra i Millennial?

Il successo della serie deriva probabilmente dal punto di vista adottato: infatti osserva i protagonisti senza giudicare ma non rinunciando a far passare alcuni messaggi positivi. A fare da cornice c’è la colonna sonora, attuale ma ricercata (a cui anche gli attori hanno contribuito, si pensi a Giancarlo Commare che canta e suona Creep dei Radiohead) e alla fotografia, giocata su potenti contrasti di luci e ombre.

A differenza dei soliti teen drama non c’è morbosità, bensì un’estrema attenzione e anche discrezione nel raccontare le prime esperienze affettive e sessuali.

Inutile dire che anche i Millennial sicuramente si ritrovano in questa rappresentazione, forse perché ancora legati al più periodo adolescenziale che a quello della maturità.

In ciò Skam è riuscita a intercettare un pubblico più ampio del previsto e a conquistarsi un posto tra nel cuore degli spettatori di tutti i paesi in cui ha avuto una versione. Anche se quella italiana a nostro parere è davvero una delle più intense.

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