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I Mondiali di Calcio e l’ipocrisia dei soliti noti

19 Novembre 2022
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Domenica 20 novembre 2022 iniziano in Qatar i Mondiali di Calcio, i primi nella storia in autunno e in Medio Oriente, con i soliti moralisti a corrente alternata pronti a dire la loro, come sempre fuori tempo massimo

Quest’anno la Coppa del Mondo si disputa da domenica 20 novembre a domenica 18 dicembre: è la prima volta nella storia in una nazione del Medio Oriente, ma soprattutto la prima volta nella storia che si disputa in autunno, spaccando in due le competizioni dei club, campionati, coppe nazionali ed internazionali. Si fossero levate a suo tempo un decimo delle proteste che si sollevarono quando fu lanciata l’idea della SuperLega, chissà se adesso ci staremmo preparando a vedere Qatar-Ecuador (la partita inaugurale) o un normale turno di Serie A.

I Mondiali dei divieti

Non si può dire che in Qatar non siano stati chiari in merito a che cosa sia espressamente vietato se non addirittura considerato reato: baciarsi in pubblico, bere alcolici (sempre in pubblico) vestirsi in maniera troppo… discinta, la carne di maiale, fotografare senza il consenso altrui, unico divieto quest’ultimo da sottoscrivere senza se e senza ma per quanto ci riguarda. Questi gli impedimenti sui quali si può fare più o meno ironia, mentre c’è ben poco da scherzare per quanto riguarda il consumo di droghe e l’omosessualità, entrambi considerati in Qatar reati gravissimi, con relative pene draconiane. A levare ogni dubbio in merito all’omosessualità, la relativa definizione di “malattia mentale” in una recente intervista da Khalid Salman, Ambasciatore dei Mondiali di Calcio in Qatar.

 

 

I Mondiali dell’ipocrisia

Tutti questi divieti non sono frutto di un regime salito al potere da pochi giorni con un colpo di stato militare stile quello iraniano di fine anni settanta, ma fanno parte di usi e costumi pluriennali, di sicuro noti e stranoti quando nel 2010 i Mondiali furono assegnati al Qatar. Dolersene adesso – da parte di tutti – è ipocrita per non dire vigliacco, da autentici felloni, l’ennesimo tributo fuori tempo massimo al politicamente corretto. Gli appelli dei soliti buonisti in servizio permanente ed effettivo come Fiorello e i calciatori che si dicono pronti ad indossare le fasce arcobaleno fanno decisamente sghignazzare. Molto più onesto Hugo Lloris, il Capitano della Nazionale Francese, che non indosserà questa fascia durante i Mondiali. “Se diamo il benvenuto agli stranieri in Francia, desideriamo che seguano le nostre regole e rispettino la nostra cultura – ha dichiarato Lloris ad Eurosport – Farò lo stesso quando sarò in Qatar. Potrei non essere d’accordo, ma mostrerò rispetto”. Applausi.

 

 

Ancor più grottesche invece le dichiarazioni del presidente della FIFA Gianni Infantino, che prima ha chiesto una tregua per la guerra tra Russia e Ucraina – poche ore dopo è successo quello che è successo in Polonia, complimenti per il tempismo – e poi ha dichiarato di sentirsi “arabo, gay e migrante” ed ha sottolineato che gli europei non possano dare lezioni morali per quanto fatto negli ultimi tremila anni. Un pessimo esempio di relativismo etico, che però spiega bene chi siano i capibastone del calcio mondiale e perché occupino i loro posti. Del resto, come ricordava Fabrizio De André, “si sa che la gente dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio”.

 

I Mondiali delle opportunità

Sarebbe bastato dire la verità da subito: il calcio professionistico è business, con i Mondiali in Qatar vogliamo aprirci a nuovi mercati, in modo che nascano nuove opportunità per tutti e magari faremo in modo attraverso il pallone di conoscere meglio il mondo arabo. Lanciarsi adesso in campagne e in hastag della serie #boycottqatar è troppo comodo e soprattutto non costa nulla. Campagne dalle quali prendere le distanze, quando poi si vede che sono portate avanti dalla solita compagnia di giro ed hanno lo stesso tempismo e sapore del latte scaduto. Finiti i Mondiali ci sarà sempre modo di schierarsi pro o contro, protetti da una tastiera e da improbabili nickname, all’insegna del “tanto è chic è non impegna”. Per tutto il resto che nel frattempo succede ogni giorno in tante altre parti del mondo – se non è trendtopic – si può far finta di niente e continuare a voltarsi dall’altra parte.

 

 

Dove vedere i Mondiali

Al bando pertanto le ipocrisie e le legittime arrabbiature dei tifosi delle squadre di club per questo stop di due mesi. Ai Mondiali si potrà vedere grande calcio, anche senza l’Italia. Per Messi e Ronaldo sarà The Last Dance, così come una Coppa del Mondo a novembre e a dicembre rende impossibile ogni pronostico e renderà tutto più equilibrato: potrebbe essere la volta buona per l’Inghilterra, nazione che storicamente arriva alle competizioni internazionali a fine stagione sempre spompata, l’Argentina può forse vantare la rosa migliore, il Brasile è sempre il Brasile, in queste manifestazioni la Germania non tradisce mai ed è infine vietato trascurare la Francia Campione in Carica, la Spagna e ovviamente il Portogallo di CR7, che nella celeberrima intervista di qualche giorno fa ha promesso di ritirarsi se vincesse la Coppa del Mondo battendo in finale Messi.

 

 

I Mondiali saranno trasmessi in esclusiva dalla RAI, quindi visibili anche in streaming su Rai Play. La delegazione della tivù di stato è composta da 100 persone, l’investimento complessivo si aggira almeno sui 200 milioni; il modo migliore di seguirlo sarà senza audio o cercare canali nazionali stranieri che trasmettano le partite? Grazie a Mamma Rai, gli amanti del trash avranno anche la raffinata opzione di Bobo TV. Il secondo mondiale consecutivo senza l’Italia lo si può anche accettare, ma l’idea di doversi sorbire le esternazioni di Lele Adani e Antonio Cassano e gli inevitabili rimbalzi sui social è francamente troppo. Odiamo la retorica connessa al concetto di servizio pubblico, ma in questo caso non sarebbe usata a sproposito. Attendiamo fiduciosi nel mentre esposti del Codacons e relative Interrogazioni Parlamentari, in modo da rendere tutto ancora più grottesco.

Buon Campionato del Mondo a tutti. Millennial e non.