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Quando uno spot racconta la vera essenza dei Mondiali

17 Dicembre 2022
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Domenica 18 dicembre 2022 alle ore 16 si gioca Argentina-Francia, la finale della Coppa del Mondo di calcio. I Mondiali dell’ipocrisia dei soliti noti, li abbiamo presentati in un precedente articolo. Diventati adesso i Mondiali più divisivi che mai, adesso che volgono al termine è ora di inquadrarli (anche) in maniera diversa.

Mondiali più divisivi che mai soprattutto in Italia. Con la nazionale azzurra assente in Coppa del Mondo per la seconda volta consecutiva, i nostri tifosi si sono dovuti accontentare di parteggiare per le nazionali dove erano presenti giocatori della propria squadra del cuore. I più accaniti in realtà speravano nell’eliminazione repentina di certe squadre, in modo che i propri beniamini andassero a casa e tornassero ad allenarsi per il proprio club prima possibile. Meglio ancora – si fa per dire – i gufi in servizio permanente ed effettivo, pronti a schierarsi come nel più improbabile dei war games contro le nazionali che avevano in campo juventini, interisti o napoletani. Il cosiddetto “tifo contro” è un morbo quasi impossibile da estirpare, chi è senza peccato in tal senso scagli la cosiddetta prima pietra. Contro sé stesso, perché sta sicuramente mentendo.

 

Argentina: in nome e per conto di Maradona

La nazionale argentina suscita sempre emozioni forti in Italia. I motivi sono molteplici: il fatto che molti argentini abbiano origini italiane, il Papa Francesco – nato a Buenos Aires ma di origini piemontesi – ha sicuramente rafforzato questo legame, così come non esiste squadra italiana di calcio che non abbia o non abbia avuto in rosa un campione della cosiddetta albiceleste. La palma dei sostenitori più accaniti spetta senza dubbio ai napoletani, che in nome e per conto di Diego Armando Maradona si schierarono compatti con lui durante Argentina-Italia dei Mondiali del 1990 che si giocò al San Paolo di Napoli, che poi sarebbe stato intitolato proprio a Maradona. Uno dei principi informatori della fisica ci rammenta che ad ogni azione corrisponde un’azione eguale e contraria. I napoletani tifano Argentina? Gran parte degli altri si schiereranno dall’altra parte. Anche in questo caso le pietre da scagliare meglio tenersele in tasca: considerazioni che ovviamente non valgono per chi tifi Francia anche e soprattutto per Kylian Mbappé, che domenica potrebbe trovarsi all’età di 24 anni non ancora compiuti ad aver già vinto due Coppe del Mondo consecutive. Soltanto Pelè ha saputo fare meglio: nel 1962 aveva già alzato due Coppe Rimet e aveva soltanto 21 anni.

La contro-propaganda di Adani…

Di sicuro in questi mondiali la peggior propaganda nei confronti dell’Argentina è stata svolta con metodo involontariamente scientifico da Lele Adani, seconda voce Rai in quasi tutte la partite della nazionale di Leo Messi, a parte la prima e – per fortuna – la finale. La seconda voce in una telecronaca dovrebbe servire a spiegare particolari tecnico-tattici che possano sfuggire a chi stia seguendo la partita. Adani da tempo ha trasformato questo ruolo di spalla in una sorta di performance pseudo-teatrale nella quale riveste un ruolo a metà tra un Federico Buffa che non ce l’ha fatta e un ultras dei Millionarios, come sono chiamati i tifosi del River Plate. Quando si diventa schiavi del proprio personaggio si finisce sempre con il diventare in un primo momento divertenti, poi noiosi, infine patetici.

 

 

… e il meraviglioso spot pubblicitario

Ci si sente in colpa a non tifare Argentina perché sostenuta dai Napoletani e da Adani? Ci si mette poco a cambiare idea, non soltanto grazie a Leo Messi. Non si può non amare il calcio argentino, grazie a tutte le emozioni che ha saputo regalare nella sua storia e per come scrittori come Osvaldo Soriano hanno saputo raccontarlo. E infine come restare indifferenti vedendo spot come quello realizzato per i Mondiali dalla Quilmes, il principale produttore di birra nazionale, che racconta una serie di fortunate coincidenze tra i Mondiali del 1986 e quelli del 2022, tra i Mondiali di Maradona e quelli di Messi, con tanti riferimenti a quella scaramanzia che domina tra calciatori e tifosi di tutto il mondo. Un capolavoro di fronte al quale è impossibile non emozionarsi e di fronte al quale non si è costretti a silenziare l’audio come in gran parte delle telecronache attuali.