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Burlon vs Madonna: ha detto una sciocchezza, ma i moralizzatori sono peggio

23 Giugno 2019
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Quando pensate a Marcelo Burlon, l’unica cosa che deve venirvi in mente sono le sue magliette, i cappellini con quello strano rombo, County of Milan. Non l’uomo, ma il suo lavoro artistico. Fa i vestiti, non è Osho, non è la vostra guida spirituale.

Sì, Marcelo Burlon ha pubblicato delle boiate contro Madonna, come l’utente medio più medio del mondo, scordandosi che uno nella sua posizione è preferibile che non si sbilanci mai troppo. Ma online si leggono una sfilza di commenti altrettanto stucchevoli. Condanne, offese, calunnie, sproloqui, la solita roba. Attenzione: dobbiamo imparare a scindere l’uomo dall’artista. È che non ci siamo più abituati a fare un’operazione del genere.

La selva di ditini puntati

Cosa credete, che Lou Reed fosse simpatico? Era una persona pessima in privato, ma ciò nonostante è stato un grande poeta e ha scritto Perfect Day. Credete che quelle canzoni valgano meno perché rispondeva male a tutti? Andy Warhol, altro tipo pessimo, ma cosa sarebbe stato il 900 senza di lui? Burroughs ha ammazzato la moglie, Montanelli ha sposato una minorenne africana e potrei continuare per ore.

Ci vuole un fisico bestiale, per fare quello che ci pare. Per questo spesso odiamo chi ce la fa, specie se noi non ce la stiamo facendo. Così siamo primi che aspettano di continuo un passo falso di quello un po’ più importante di noi per poter puntare il ditino e dire: ah vedi! Non sei figo come vuoi far credere! Me lo meriterei più io il tuo posto, perché sono meglio di te.

Alla fine pensandola così, stando sempre attenti a cosa fanno gli altri, possiamo assolverci per i nostri piccoli fallimenti. Il pensiero di fondo è che chiunque all’infuori di noi sia un fake. Che nessuno si meriti ciò che ha. Che Marcelo sia un bischero qualunque, che se ha avuto il suo successo è per delle vie traverse, delle botte di fortuna, dei meriti non suoi.

Sei quel che ti meriti

Beh, amici miei, niente di più falso. La vita è il percorso più meritocratico che esista dal primo giorno in cui sappiamo camminare al momento in cui abbandoniamo il corpo. C’è sempre un motivo per cui qualcuno è in un determinato posto, in un determinato luogo, con determinate condizioni. La storia è piena di grandi uomini che sono partiti da zero. Piena.

Poi dice Manuel Agnelli (per me un semi guru): se c’è una cosa che è immorale, è la banalità. La banalità è avere un’opinione su tutto, schierarsi pro o contro ogni cinque minuti e poi girarsi dall’altra parte nelle piccole ingiustizie quotidiane che facciamo finta di non vedere perché ci toccano in prima persona. Leone da tastiera!

Quante volte hai visto uno che buttava una cicca in terra e non gli hai detto niente per paura che ti menasse? Quante robe losche ti son capitate sotto gli occhi e non hai mai denunciato per paura di ritorsioni? Poi arriva uno che posta qualcosa su Facebook e non vi fate problemi ad augurargli la morte, il fallimento, la miseria. Dite che Marcelo Burlon è un tossico, quando sanno anche i muri che è un salutista convinto.

Non conosco Marcelo, non mi interessa nemmeno l’ipotesi. Non ho le sue magliette, non voglio un selfie con lui, non gli devo niente. La tempesta di merda che gli sta piovendo in testa in questi giorni posso dire che se l’è cercata, ma ragazzi, direi che nella vita ci sono cose ben più importanti. Quindi difendo il suo diritto di dire quello che gli pare senza subire le condanne morali online, dove la moralità è abiurata. Anche andare a fare un giro al parco venti minuti e dedicarsi a se stessi è più importante che scrivere il nostro giudizio offensivo sotto questo post. Ama e fa ciò che vuoi. Questo è Sant’Agostino, lui si che era un guru.

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