Matrimonio di Harry e Meghan: l’apoteosi del marketing per i millennial
Perché Harry e Meghan sono i nuovi guru della monarchia illuminata? Perché sfruttano ogni possibile supercazzola di marketing
Henry Charles Albert David Mountbatten-Windsor è un millennial classe 1984. Dal caratteristico tratto iperattivo, durante il matrimonio con Meghan Markle si è mostrato millennial impaziente e con chiari deficit di concentrazione come tutti quelli della generazione Y. In chiesa, se avesse avuto uno spinner in mano ci sarebbe stato da ridere. Invece no, è stato abbastanza ligio al protocollo.
Harry il ribelle, l’appassionato di carabina, in grado di stendere decine di pennuti nei suoi boschi a soli 14 anni, di fare il coglione vestito da nazista (in questo completamente impermeabile alle grandi ideologie del 900 come tutti i millennial, al punto da creare scompiglio), di provarci con tutte, sposate, vergini, nobili e commoner. Tutto cancellato, tutto perdonato. Perché Harry e Meghan da ieri sono i nuovi guru del marketing monarchico.
Il wild child è stato protagonista infatti di un superamento a destra del fratello William, sposando un’afroamericana socialite, garbatamente femminista e divorziata. La cerimonia nel maniero di Windsor, ha superato ogni previsione in quanto a audience. Il matrimonio Harry-Meghan sarà ricordato come l’evento più social dell’anno e forse del secolo. Dirette, stories, live a manetta. Ben fatto, viene da dire al ragazzotto.
Eppure, viene da dire, troppa polvere in quel maniero. A sufficienza da farci esclamare un fragoroso macchissenefrega di sto matrimonio Harry-Meghan? Chissenefrega di un parterre di ex supereroi e tromboni come Elton John, David Beckham e George Clooney, tipi umani mainstream che ormai piacciono solo ai nostri nonni. Un plauso all’assenza del Primo Ministro Theresa May, che non è riuscita a rimandare l’appuntamento per ribasare la dentiera e dunque non poteva andare.
Macchissenefrega delle alte uniformi, rappresentazione imperiale nei secoli non meno sanguinaria della divisa nazista indossata da Harry per fare il pirla. Chissenefotte dei cappelli da spaventapasseri ostentati nella Cappella di St. George. E soprattutto chissenefrega dell’esordio nel Royal Wedding della New Society, la società liquida e arcobaleno. Ma veramente ci sono stuoli di gay e lesbiche che vogliono essere riconosciuti dalla monarchia? Ma perché?
E chissenefrega del reverendo Michael Bruce Curry, primate della Chiesa Episcopale americana. Afroamericano, ha esordito con una citazione di Martin Luther King. E stika… tutti lì a dire che figo, nessuno aveva mai citato MLK in quel luogo. Un tassello mica da ridere del neo marketing millennialistico del duo Harry-Meghan. L’officiante è autore di Crazy Christians, (cristiani pazzi), è anti-Trump (se non lo sei, oggi non sei nessuno) e pare abbia espressioni tipo Eddy Murphy. Ma guarda un po’ come sono diventati trasgressivi questi regnanti.
L’ultima versione della favola del Principe Azzurro che sposa Cenerentola è l’inno alla società multirazziale? Sembra piuttosto un “volemose bene globale” dedicato ai millennial cresciuti con favole hollywoodiane mainstream tipo Sister Act o Il principe cerca moglie. In mezzo a tutta questa ipocrisia coronata, noi tifiamo per due millennial della Casa che non saranno mai regine, ma sono proprio inglesi-inglesi e se ne fregano di quanto il burro impatti sui loro fianchi: Zara Tindall (1981, 17esima nella linea di successione al trono), una che preferisce i rugbisti e i cavalli ai protocolli di corte e la proprompente Beatrice di York, nata nel 1988, adorabile e dislessica come il 10 per cento dei millennial brit.
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