Ricorrenze ridicole: la Giornata Mondiale dei Blogger
Per la serie Giornate Mondiali senza senso: quella dei Blogger (2 maggio) è decisamente la celebrazione più ridicola che si potesse pensare
Cari signori inventori della insensatissima Giornata Mondiale dei Blogger, oggi, 2 maggio si celebra, per colpa vostra, questa ridicola ricorrenza che non molti possono capire. Perché se ci pensiamo bene non abbiamo idea di che cosa siano i blogger.
Provate a chiederlo a vostra nonna. Provate a chiederlo ai vostri genitori. Provate a chiederlo ai vostri figli piccoli. Non avrete risposta. I nonni vi manderanno a quel paese senza nemmeno comprendere la domanda.
I vostri genitori, se va bene, vi diranno che è gente come Beppe Grillo, quindi di fatto un esempio ben poco edificante di intellettuale blogger contemporaneo. Ai vostri figli evitate la domanda se non sapete reggere le umiliazioni.
Per le generazioni Z e Alfa, i blogger non esistono. O, al limite, sono l’equivalente di quelli che ai nostri tempi ascoltavano la musica con le cassette, mentre noi maneggiavamo i cd portatili rompendone diverse migliaia.
D’altra parte quello di blogger è un concetto molto millennial, dato che si fonda su una pulsione narcisistica potente. Il narcisismo dei millennial non deve risultare una bestemmia o un atto d’accusa, è una molla che è anche utile a portare avanti il proprio percorso di vita e lavoro.
Ma talvolta il narcisismo è quello che Fedez sintetizza in una frasetta depressogena in 21 grammi: «Noi, fotocopie tutte uguali illuse di essere speciali». Insomma il blogger è uno che crea il suo mondo e all’inizio è certissimo (non si sa perché) che il suo lavoro sia molto utile a un sacco di gente.
Quasi sempre pensa di essere geniale. Perché la sua interiorità è un microcosmo meraviglioso di sentimenti, emozioni, speranze e visioni del mondo che è impossibile non condividere.
Purtroppo non è vero. La qualità del lavoro di un blogger non sarà mai veramente misurabile: uno potrebbe approdare alla categoria blogger di successo scrivendo minchiate sesquipedali. O spargendo apostrofi e virgole come si fa con il verderame sui pomodori. Uno così è da celebrare in questa sagra internettiana che è la Giornata dei blogger?
Un altro potrebbe avere la pedanteria diabolica di Salvatore Aranzulla e provare gusto nel farvi trovare la funzione elimina foto del telefono dopo 40 righe di testo inutile (però avrà ottenuto una magnifica durata della sessione dell’utente).
Il fatto che Salvatore Aranzulla stia sulle palle a Wikipedia-Savonarola (ne rifiuta puntualmente la pubblicazione del nome), non significa che non sia stato bravo a intercettare un bisogno informativo. Ma diciamocela tutta: uno così è veramente da celebrare da qualcuno che non sia il suo commercialista o il suo consulente bancario?
Un altro potrebbe avere avuto il culo di essere già famosetto e portatore di una quota di risentimento sedimentata da anni contro i media ufficiali. Per lui la realizzazione di un blog è stato uno sfogo de panza, magari travestito da Grande Idea Rivoluzionaria Per Un Mondo Migliore. Potrebbe perfino essersi ispirarsi all’Illuminismo e portare in piazza una quantità di persone per fargli urlare tanti fragorosi vaffanculo.
Quelli così somigliano molto ai signori con la verità in tasca oggetto di un meraviglioso avvertimento che Padre Guglielmo da Baskerville somministra al fedele Adso nel Nome della Rosa di Umberto Eco: «Temi, Adso, i profeti e coloro disposti a morire per la verità, ché di solito fan morire moltissimi con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro». Potremmo mai celebrare chi fa di questo atteggiamento, latore di hater, troll e cretinetti generici, una professione?
Non sempre è facile liquidare i blogger come mefistofeliche creature di rete. Purtroppo però non è nemmeno facile, come canta Caparezza, accendere un cero al debunker. Il quale è a sua volta un blogger che debunka (smaschera per i boomer) molta roba e ne dimentica altrettanta, chissà poi perché… Non scordiamoci che questi soggetti vendono come nuovo ciò che ha più di un secolo: perché mai oggi le bufale dobbiamo chiamarle fake news? Perché?
E soprattutto, c’è qualcuno che sta leggendo questo articolo che sia in grado di affermare che ha letto i documenti scovati dai grandi blogger internazionali e ne ha verificato l’autenticità? È in grado di garantirci che non ha letto solo dei riassunti fatti da qualcuno che a sua volta ha letto riassunti di qualcun altro, che a sua volta ha letto la traduzione dal cockney fatta da altri, che a loro volta hanno ascoltato rivelazioni fatte da altri, che a loro volta avevano letto e fotocopiato prove inconfutabil sbobinate da intercettazioni in greco moderno? E allora dobbiamo celebrarli? Al limite evitiamogli la galera se qualcuno li perseguita, ma per i monumenti aspettiamo qualche secolo, grazie.
C’è poi la categoria dei blogger multitasking/smart/slash/esticazzi. La loro West Point è rappresentata da qualche Sacra Scrittura del web marketing, disciplina delle discipline al servizio del turbocapitalismo predatorio, quello che si nutre di tecniche di persuasione raffinate e infallibili. Una noia mortale. Una simpatica blogger, Agnieszka di Combinando.it ha fatto il disegnino per cercare di rendere la faccenda meno noiosa. Ma non c’è mica riuscita.
Il disegnino infatti dice che un blogger oggi deve essere contemporaneamente: scrittore, web master, giurista, pierre, designer, social media manager, sociologo e statistico.
Sinceramente aggiungerei anche che dovrebbe essere un bravo estrattore di dna da campioni residuali, un discreto pittore puntinista e, perché no, un eccellente progettista di bungalov per il glamping, che non guasta mai.
Quindi, cari signori che vi siete inventati la Giornata Mondiale dei Blogger, vi prego, cancellatela. E magari sostituitela con la Giornata mondiale degli installatori di radiatori, che quelli non se li caga nessuno davvero. E non è giusto.
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