I down di Instagram e Facebook faranno impazzire i millennial
È successo di nuovo. Giovedì 8 aprile, poco prima della mezzanotte.
Instagram down, Facebook down ed è subito panico in rete. Il problema potrebbe durare un minuto oppure dieci o varie decine di minuti ma non cambia nulla. Millennial, gen Z, e sappiamo bene che non solo loro, vanno subito in ansia.
Una sorta di panico per assenza di ossigeno social. E nessuno al mondo è mai pronto per stare in apnea senza un preavviso. Tanto che la prima idea dei più è quella di riversarsi sulle applicazione di messaggistica istantanea per chiedere “aiuto” agli amici, ai parenti, ai profeti della rete, agli dei del web. Qualcuno in grado di capire. Ma anche soltanto per comprendere se si è da soli in questa disgrazia o se per lo meno di disgrazia collettiva si tratta.
Volano gli hashtag #InstagramDown e #FacebookDown
Twitter, come ogni volta, è il perfetto termometro della situazione. Gli hashtag #InstagramDown e #FacebookDown scalano subito le classifiche e in pochi minuti esplodono letteralmente.
Succede perché siamo una banda di nativi digitali e senza la piazza virtuale, qualunque essa sia, soffriamo la solitudine. La patiamo ancor di più se non è nemmeno una scelta nostra, ma un’imposizione che arriva dall’alto. Improvvisa senza nemmeno una notifica, un edulcorante lampeggiante che ci dia sollievo mentre lentamente qualcuno accompagna i nostri avatar verso l’uscita.
E, ora che siamo limitati da decreti e Dpcm, la solitudine ci fa ancor più paura di prima. Se mai un giorno qualcuno vorrà privare l’umanità della sua identità, mandando in crisi milioni di persone, non sarà più necessaria una guerra mondiale. Basterà spegnere gli interruttori dei social. Anche solo quelli di sua maestà Mark. E ogni maledetto down di Instagram, Facebook, Youtube, Twitter, Whatsapp e chi per loro, ce lo ricorda.
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