Sei pubblicità indimenticabili che si sono rilevate profetiche
Abbiamo imparato i jingle a memoria, ci tornano in mente gli slogan quando meno ce l’aspettiamo ma soprattutto hanno anticipato il futuro.
Da bambini molti di noi credevano che la pubblicità ci manipolasse. Vi dico che non è possibile; quello che è certo, però, è che più che plasmarci ci ha traumatizzato. Come i soldati che tornati dalla guerra non riescono a sentire i suoni troppo forti senza ripiombare in guerra noi non riusciamo a sentire certe frasi senza che ci tornino alla mente le campagne pubblicitarie che giravano nelle televisioni di quegli anni.
Il seme del futuro era già presente e ad averlo guardato bene avremmo già potuto scorgere il 2021.
1. “Siam Lelly Kelly le tue scarpine oh yeah!”
Le scarpe della Lelly Kelly hanno avuto due intuizioni che neanche l’oracolo di Cassandra, sono state un tuffo nel frivolo futuro. Innanzitutto hanno preannunciato l’ossessione dei millennial per le sneaker, delle scarpe che sono molto più che delle scarpe (con noi puoi giocare oh yeah!).
In secondo luogo l’uso di inglesismi a caso, tanto perché suona bene, ci sono 4 parole inglesi in una frase con 8 parole in totale.
Ne abbiamo fatta di strada dal 1994 ma senza sporcare le scarpe.
Bonus: potrebbe essere una frase pronunciata tranquillamente da Sferaebbasta tanta è la superficialità. Parole inglesi + scarpe + gioco=la ricetta per un pezzo trap moderno.
2. “Two gust is megl che uan”
Uno Stefano Accorsi in forma sbagliante (non smagliante), prima delle fate ignoranti e del credo di Freccia, insomma, prima del sesso, prima della droga. Una serie di spot che ha cresciuto una generazione illudendola che sapere un’altra lingua non fosse di alcuna importanza. O meglio che avere un inglese maccheronico fosse sufficiente nella vita e che il suo principale utilizzo fosse quello di approcciare le turiste in spiaggia.
Non solo difetti, ci ha anche instillato la passione per i threesome, le battute squallide e i complimenti discutibili. Grazie Maxibon, “Two gust is negli che uan” è una poesia che Byron si sogna in una notte di mezza estate.
3. “Non ti lascio sola, bella topolona”
L’antesignano dei buongiornissimo, l’avamposto del “sono veramente euforico” prima dei video Youtube in un connubio perfetto crudelmente abbandonato alla storia.
Una comunicazione di pessimo gusto, truffe nascoste maldestramente come uno Snorlax sotto un tappeto.
Si narra che se hai ancora la promozione attivata e batti 1.000 volte la lega Pokemon puoi teletrasportarti indietro negli anni ’90 (il viaggio durerà 325 anni vista la connessione a 56k).
4. “Buonaseraaaa”
Questa pubblicità è subdola. Mi spiego, probabilmente a noi da bambini e ragazzi non interessava assolutamente, non era rivolta a noi, l’età per avere una macchina nuova era ancora lontana, eppure l’abbiamo vista così tante volte che alla fine deve averci plasmato. Come?
Probabilmente abbiamo afferrato che se uno si fa gli affari degli altri può avere l’occasione di approfittarne per rimorchiare. Un costante farsi gli affari degli altri per poter scopare appena possibile? Ricorda qualcosa? I social sono i nuovi condomini ecco perché sono pieni di odio.
5. “89.24.24 e 1288”
Google prima di Google.
Ma ve lo immaginate voi se invece di avere il logo di Google nella barra di ricerca, adesso, ci fossero i due pupazzi di 1288? Come ciò impatterebbe la nostra vita? Cosa succede se uno chiama nel 2021 il numero in questione? Risponde l’Ape Maia? L’assistente vocale prima degli assistenti vocali.
6. “Ambrogioooo”
Ambrogio è l’antenato di Siri, di Alexa, del Food Delivery e di Tinder.
Qualcuno chiamerebbe Ambrogio uno schiavo ma è più un rider di Deliveroo. Lo spuntino che arriva quando ne hai bisogno. Lui c’è, ti risponde, ti conforta e puoi anche chiedergli del cibo.
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