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Ansia da coronavirus: millennial più in allarme per i congiunti. Ma dal 2021…

16 Marzo 2020
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I risulati del sondaggio on line la scorsa settimana una: ansia dei millennial al picco più per i congiunti che per se stessi.

Nove su dieci in ansia da coronavirus. Ansia che diventa allarme per una possibile malattia dei congiunti. Il 40% ha una flessione dell’umore e altrettanti percepiscono inquietudine. Peggiorano i sintomi dei già ansiosi.

Il sud più preoccupato del nord, ma al nord si dorme peggio. Nove lavoratori su dieci temono per la situazione economica e quasi la metà sta già patendo le prime conseguenze. Anziani meno ansiosi ma più pessimisti dei giovani. Per tutti, col 2021 si torna alla norma.

Il sondaggio ansia e pronto soccorso psicologico

Il centro psicoterapeutico Psymind (sedi a Milano, Novate Milanese, Torino) e Pronto Soccorso Psicologico, il primo servizio privato italiano per il sollievo rapido alle emergenze emotive (di imminente apertura in metropolitana a Milano), hanno effettuato tra domenica 8 e venerdì 13 marzo il sondaggio on line Coronavirus: la tua vita sta cambiando?, dedicato alla modificazione dei vissuti emotivi e dei comportamenti individuali in relazione all’emergenza sanitaria.

Il campione on line è costituito da 2782 soggetti: 60% femmine, 40% maschi; età compresa tra i 13 e gli 85 anni; geograficamente bilanciato tra nord, centro e sud Italia. Il 34% risiede in una zona attualmente ad alto contagio. Il 10% conosce persone risultate positive al virus, l’1% ha parenti o congiunti affetti da Covid-19.

Ottantasette soggetti su 100 affermano di evitare attualmente incontri con altre persone, a causa dell’emergenza: i due terzi di essi legano questa scelta più a una decisione personale che alle prescrizioni governative, e questa percezione aumenta proporzionalmente all’età.

L’analisi dei risultati

Il 93 % degli intervistati dichiara di provare almeno un po’ di ansia per l’attuale situazione, e un quarto degli intervistati attribuisce il massimo punteggio di intensità all’emozione d’allarme percepita.

La media ponderata dell’intero campione, su una scala di misurazione dell’ansia da 1 a 4 è di 2,8. L’ansia percepita è inversamente proporzionale all’età: i più giovani sembrano essere più vulnerabili.

Il 41% del campione dichiara di non aver avvertito abitualmente ansia prima dell’arrivo del coronavirus in Italia: per quasi metà degli interpellati, insomma, si tratta di una situazione emotiva inedita.

Tra i timori valutati (malattia e morte personale, malattia e morte dei congiunti, tempistica indeterminata della situazione, senso di trappola, difficoltà economiche, perdita del lavoro, confino in casa, noia, mancanza di cibo, interruzione di amicizie o amori), il più diffuso e intenso riguarda la malattia del congiunti (3,2 punti di intensità ponderata su 4, e il 98% del campione ne ha timore a vario titolo), seguito dalla morte dei medesimi (più al centro-sud che al nord).

Gli anziani sono proporzionalmente più preoccupati per i congiunti e meno per se stessi, e sono anche quelli col minore timore della morte. Al terzo posto nella classifica delle paure compare la malattia personale, mentre al quarto posto si attestano le difficoltà economiche (2,36 punti di intensità ponderata, 76% del campione, più al centro-sud che al nord).

A proposito di questioni economico-finanziarie: il 63% del campione ha l’ansia che si verifichi un impatto rilevante o estremamente rilevante sul proprio lavoro a breve o medio termine e il 39% dei soggetti ha già riscontrato i primi effetti, definiti dal 52% come rilevanti e dal 22% come estremamente rilevanti.

I più preoccupati sono i lavoratori autonomi, il 95% dei quali è impensierito, con intensità media 2,9, rispetto ai dipendenti, preoccupati nell’89% dei casi, con intensità media di 2,3 punti. In compenso il 78% del campione non ha ancora adottato né pensa di adottare alcuna cautela finanziaria.

La restante percentuale invece ha deciso di contenere le spese futili (71%), aumentare il risparmio (63%), rinunciare a spese programmate (42%), aumentare la mole di lavoro (9%).

Tornando sul fattore ansia e su dati di ordine psicologico, il 42% del campione segnala un abbassamento del tono dell’umore, nelle ultime settimane. Il 39% paventa un aumento dell’insicurezza percepita. A seguire: sensazione di oppressione (33%), pensieri intrusivi o fissi (30%), peggioramento del sonno (28%), preoccupazioni catastrofistiche (27%), tachicardia (23%).

Interessante segnalare che tutti questi indicatori sono di entità peggiore al centrosud che al nord. Unica eccezione: il sonno, percepito al nord come più disturbato. Inoltre le femmine manifestano un livello d’allarme superiore e denunciano sintomi fisici più consistenti rispetto ai maschi, in linea con le ordinarie statistiche cliniche psicologiche.

Le difese

Come si difendono gli italiani dall’ansia e dall’incertezza? Il 43% afferma di accettare quello che accade prendendone atto e il 42% si affida alle misure governative. Il 33% passa tempo on line e un’identica percentuale prova a condurre la vita di sempre. Uno su tre parla con altri del proprio disagio, uno su quattro si concede spazi di relax e decompressione. Il 19% mangia per evitare l’ansia, il 16% cerca di non pensarci.

Unica differenza rilevante tra femmine e maschi: le signore rimuginano di più, i signori tentano maggiormente di far finta di nulla. È importante rilevare che i timori sono equamente distribuiti per livello d’istruzione ma di fascia in fascia (dai non diplomati ai titolari di dottorato) l’intensità dell’ansia specifica diminuisce e aumenta la diffusione dei sistemi di contenimento funzionali (accettazione consapevole, rilassamento).

Tra le fonti di preoccupazione il 60% del campione segnala l’idea del virus in sé, mentre il 45% addita la tv e il 44% le notizie che arrivano via internet.

Il 14% del campione afferma di aver avuto già in precedenza una diagnosi per disturbo d’ansia o disturbo ossessivo-compulsivo: poco meno della metà era già in cura per questo.

Considerando il sottocampione di chi già soffriva d’ansia e di chi era stato diagnosticato e/o in cura, otto persone su dieci avevano già un’attenzione particolare alle proprie condizioni di salute e il 77% di loro rileva che il disturbo è peggiorato nelle ultime settimane.

In tema di misure governative anti-contagio, quelle più sofferte dal campione sono l’impossibilità di incontrare persone (74%, media ponderata di intensità negativa: 2,34 su scala da 1 a 4), gli spostamenti preclusi (69%, 2,2) e le scuole chiuse (48%, 1,9).

Infine, per quanto riguarda la visione del futuro, per il 41% del campione il 2020 sarà negativo e per il 44% nella norma. I più giovani sono più ottimisti. Nel 2021 tutto torna a posto, peraltro, nella percezione globale: uno su due pensa che sarà un anno come gli altri e il 35% lo vede positivo, relegando a un 15% i pessimisti.

Commento e suggerimenti clinici per il periodo di confino domestico

Alessandro Calderoni, psicologo e psicoterapeuta, responsabile del Centro Psymind e del Pronto Soccorso Psicologico in fieri a Milano, commenta: «Al di là del particolare momento di emergenza sanitaria, sappiamo che passare tanto tempo a casa può aumentare il senso di solitudine o al contrario esacerbare i conflitti di coppia o quelli intrafamiliari.

Inoltre i sintomi d’ansia e quelli depressivi tendono a peggiorare quando il tanto tempo libero porta ad avere un maggiore confronto con i propri pensieri. Infine il senso di vuoto e di noia tendono a far disregolare le persone come un jetlag all’ennesima potenza, con aumento o diminuzione del sonno, aumento o diminuzione dell’appetito, mancato rispetto dei naturali ritmi di giorno e notte.

La letteratura scientifica testimonia gli effetti psicologici sgradevoli a medio e lungo termine dei periodi di quarantena prolungati. È quindi molto importante agire oggi come sistema di prevenzione per gli effetti di domani.

È fondamentale al momento stare in casa e seguire le direttive per evitare la propagazione ulteriore del virus, ma è estremamente importante occuparsi di sé e del proprio tempo da neoreclusi. In particolare tre livelli di intervento, per migliorare la propria capacità di modulazione delle emozioni e prevenire l’impatto di questo periodo di stress sui prossimi mesi di vita.

Per il corpo: moderare l’alimentazione, minimizzare gli zuccheri e il glutammato, bere molta acqua; fare tre pasti, sempre tre pasti e solo tre pasti; esporsi alla luce del mattino; fare almeno trenta minuti di attività fisica al giorno, utilizzando anche app e video on line per un corretto workout; dormire da sei a otto ore negli orari corretti e rispettare i ritmi naturali.

Per la mente: elencare le attività che normalmente eliminiamo additandole come impossibili per mancanza di tempo, scegliamone alcune e facciamole, programmandole nei giorni che arrivano; esercitare memoria e attenzione con giochi specifici, enigmistica e simili; dedicarsi a imparare qualcosa di nuovo.

E per i sintomi d’ansia: due spazi di respiro al giorno della durata di cinque minuti ciascuno, con un ritmo respiratorio di quattro secondi in ingresso e sei secondi in uscita; una sessione di rilassamento di almeno venti minuti al giorno (rilassamento muscolare, training autogeno, autoipnosi…); una sessione di meditazione al giorno (se non la si è mai fatta è possibile avvicinarsi a questa disciplina on line sfruttando il periodo), o una particolare attenzione sulle attività quotidiane, specie sui pasti, da consumare lentamente e consapevolmente); uno spazio di grooming quotidiano, per la cura della persona e l’amplificazione del piacere».

Psymind e Pronto Soccorso Psicologico organizzano nei prossimi giorni sessioni di gruppo on line per meditazione, ipnosi e psicologia d’emergenza. (Si ringrazia Centro Psymind per i dati)

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