I coffee shops sono i nuovi uffici, luoghi d’elezione per fare networking
Di coffee shops che diventano uffici e lavoratori nomadi. La cultura dell’ufficio e il pendolarismo stanno lentamente scoprendo, evviva! È una buona notizia per due ragioni: sempre più compagnie hanno capito e interiorizzato l’importanza dello smartworking (costruendo con i propri impiegati un sistema basato sulla fiducia e sulla flessibilità); il pianeta ringrazia, perché lavorare da casa permette di evitare l’uso della macchina (si stima che per ogni smartworker si risparmi circa una tonnellata di Co2).
Ci sono dei contro in quella situazione? Alcuni, e ovviamente non vanno sottovalutati. Da un lato le persone spesso lamentano l’incapacità di capire quando terminano le ore di lavoro e quando iniziano quelle personali, con lo smartworking il confine è diventato meno definito; dall’altro, lavorando da casa è difficile interagire con i colleghi o conoscere nuove persone, per chi ha un business le relazioni sono fondamentali, e l’isolamento non facilita il processo.
Per entrambi i problemi sembrano però esserci delle soluzioni. Soprattutto per il secondo, perché da oltreoceano sta arrivando una nuova tendenza: i coffee shop diventeranno i nuovi uffici.
Quando i coffee shops sono diventati Coffice
La costa Ovest dell’America non scherza quando si parla di Coffice, specie nell’area attorno a San Francisco e Los Angeles, dove si concentra l’industria creativa e tecnologica. Ma cosa sono esattamente? Si tratta di bar locali che vengono utilizzati come veri e propri uffici, la gente di quartiere si ritrova nei coffee shop per poter lavorare e socializzare. E ovviamente sorseggiare una buona tazza di caffè.
I bar sono molto attrezzati, hanno sedute comode, prese elettriche e Wi-Fi gratuito. Viene quindi naturale interagire con il vicino di tavolo, e iniziare una chiacchierata di business, entrando nei locali si può notare una schiera di persone impegnata a battere velocemente le dita sulla tastiera (anche loro hanno un nome, se volete saperlo, vengono definiti i “laptop-warrior”). Ajay Relan, fondatore del locale Hallitop Coffe + Kitchen, ha spiegato al Los Angeles Magazine l’importanza di questi punti di ritrovo, e di quanto sia stato difficile durante la pandemia lavorare serenamente: “Business come il nostro sono fondati sulla comunità – dice – abbiamo fatto il possibile per creare e mantenere le connessioni che ricordavano quanto fossimo familiari”.
In alcune parti del paese le restrizioni sono ancora in atto: “Una volta che le condizioni della pandemia saranno completamente allentate le persone torneranno nel nostro locale per lavorare, incontrare e costruire relazioni con più serenità”, conclude Relan.
Le prospettive dopo la pandemia
Le chiusure imposte dal Covid avevano allertato i coffee shop, molti temevano di non riaprire, o che dopo la pandemia le persone si sarebbero dimenticate di ritornare nei loro locali preferiti. Non è andata così. I potenziali frequentatori dei coffee shop sono invece cresciuti esponenzialmente: milioni di persone hanno oggi bisogno di restare produttivi e di uscire: “Più lavoro da casa potrebbe alterare la routine delle persone – spiega Kyle Glanville, CEO di Go Get Em Tiger e G&B Coffee, per questo i bar diventeranno sempre più indispensabili come punto di ritrovo”.
“Guadagneremo sempre di più lo status di hub di quartiere”, dice infine Glanville. Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa di buono è sicuramente l’importanza di fare affidamento sulla nostra comunità locale.