Come siamo messi a livello di creatività e nuovi prodotti – invenzioni – in Italia?
Una buona risposta a questa domanda potrebbe sicuramente arrivare dallo studio del numero dei brevetti registrati annualmente. E, chiaramente, dal paragone dei risultati del Bel Paese con quelli del resto del mondo. Si tratta di un dato indicativo ma parecchio fedele dello stato di salute di un’economia. E noi millennial, più di chiunque altro, abbiamo il dovere di sapere come stanno andando le cose per provare ad anticipare quello che sarà nei prossimi decenni.
Truenumbers ci viene in contro con un’analisi dei delle statistiche del Wipo, World intellectual patent organization. Al primo posto tra i paesi con più brevetti troviamo la Cina. Solo nel 2019 erano stati 399.878. Erano stati superati così anche gli Usa, a quota 309.644.
Il sorpasso era avvenuto nel 2015, sulla scia di un poderoso incremento da parte cinese. Basti pensare che nel 2009 invece i brevetti approvati in questo Paese erano stati solo 68.500. Molti meno dei 168.165 americani. Che a loro volta erano meno dei 255.548 brevetti giapponesi.
Nel 2019 il Sol Levante invece che al primo era al terzo posto con 283.926 brevetti, simbolo del declino relativo del Giappone rispetto al resto del mondo. E l’Italia? Il nostro Paese è in nona posizione, i brevetti dall’Italia sono stati 25.017, un dato in aumento rispetto a quelli degli anni precedenti, quando in realtà erano stati di più quelli russi e olandesi.
Il numero di brevetti in Europa, classifica
In Europa, come è facile immaginare, è la Germania che può vantare il numero maggiore di brevetti approvati, 105.181. Ed è al quinto posto mondiale dietro l’attivissima Corea del Sud. Subito dopo, ma con poco più della metà dei brevetti, c’è la Francia, con 51.855, e poi anche il Regno Unito, con 28.464. A sorprendere di più, però, è probabilmente la Svizzera, che nonostante i suoi appena 8 milioni di abitanti risulta all’ottavo posto mondiale con 27.386 brevetti approvati. Tra il 2015 e il 2017 anzi gli elvetici avevano superato oltre che l’Italia anche il Regno Unito.
L’esempio svizzero rende evidente come vi siano Paesi con abitanti e Pil ridotti che in realtà riescono a portare avanti un’attività di ricerca e sviluppo più intensa di quella delle superpotenze. Ed è evidente dal calcolo, che la Wipo fa, del numero di domande (non si tratta di approvazioni in questo caso) di brevetti per 100 miliardi di dollari di Pil generato.
Se la classifica mondiale si basasse su questo indicatore infatti al primo posto non ci sarebbero Usa o Cina, bensì la piccola Corea del Sud, e di gran lunga, con 8.127 brevetti per 100 miliardi di dollari, appunto. Seguita dalla Cina, e poi dal Giappone, a dimostrazione di come soprattutto in alcuni settori sia ormai l’Asia a fare innovazione. In particolare nell’ambito dei macchinari elettrici, dell’energia, delle misurazioni. Mentre nella computer technology sono ancora in testa gli Usa.
Gli Stati con più brevetti in proporzione al Pil
Usa che sarebbero solo sesti in relazione al vastissimo Pil, in realtà. Dopo la Germania e soprattutto dopo la Svizzera, che nel 2019 ha fatto domanda per 1.634 brevetti per 100 miliardi di dollari di Pil. In questa speciale classifica invece l’Italia sarebbe solo 17esima nel mondo. I brevetti dall’Italia presentati due anni fa in rapporto al prodotto interno lordo sono stati 535, sempre ogni 100 miliardi di dollari.
Risultano più avanti Paesi dell’Europa centrale e del Nord come Svezia, Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi, Austria, ma anche la Francia e il Belgio. A livello di settori curiosamente nel 2019 quello più prolifico è stato l’handling (il settore del carico, scarico e rifornimento degli aerei) con 1.242 brevetti italiani, seguito da quello dei trasporti, dove sono stati 1.065.
Il settore IT pesa poco nei brevetti italiani
Si conferma invece la debolezza del nostro settore IT. Il numero di brevetti dall’Italia approvati nell’ambito della computer technology è piuttosto basso, solo 225. Gli Usa con 43.994 sono lontanissimi. Veniamo superati in questo settore da altri 18 Paesi tra cui India, Irlanda, Singapore, Israele. Paesi che non a caso crescono molto più dell’Italia, a dimostrazione della centralità ormai dell’informatica nell’economia mondiale.
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