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L’evoluzione dell’automobile: non più un mezzo, ma un luogo

7 Dicembre 2022
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«Le migliori intercettazioni che otteniamo dalle microspie sono quelle registrate in auto. Per due motivi: è un ambiente insonorizzato e capace di farci sentire tutti più protetti, uno spazio inviolato e inviolabile»

Dopo aver sentito questa frase dalla voce di un investigatore chiunque potrebbe fermarsi a riflettere. È proprio vero, l’automobile è diventata un’estensione intima di noi stessi.

Se i nostri bisnonni l’hanno vissuta come come mezzo che offriva indipendenza di movimento, i nostri padri hanno fatto dell’auto il simbolo del potere dell’uomo sulla geografia e sul tempo. Molti sono cresciuti con il mito della macchina, abbiamo atteso modelli potenti e veloci, dai motori rombanti. Tutte epoche finite. Oggi abbiamo la storia dell’automobile è arrivata al suo culmine con auto silenziose, gentili con l’ambiente, efficienti negli spostamenti, protette da ogni rischio.

Di generazione in generazione, oltre lo spostamento

Ma questo non è l’unica evoluzione vissuta dall’automobile. Senza cadere nell’euforia per un futuro di mezzi che si guidano da soli, possiamo dire di aver capito tutti che le nostre macchine sono diventate qualche cosa che va molto oltre l’esigenza di spostarsi. Non sono più soltanto un mezzo, ma anche un luogo. Un posto dove lavorare, stabilire relazioni, dedicarci all’intrattenimento.

Senza accorgercene, da qualche tempo viviamo la nostra vettura come uno spazio tecnologico pronto a soddisfare necessità impensabili fino a 15 anni fa.

L’auto-ufficio

Nell’epoca degli open space e delle scrivanie condivise, ci troviamo a usare l’abitacolo come uno spazio riservato, perfetto per sbrigare molte faccende in santa pace. Lunghe telefonate, un caricabatterie sempre a disposizione, soste per qualche conference call, l’assistente vocale che è ormai una segretaria quasi perfetta. Sempre più spesso preferiamo la macchina all’ufficio, ci sentiamo più liberi di parlare, di usare il tono di voce che preferiamo senza disturbare nessuno. Possiamo rispondere, da fermo, alle mail, consultare siti e app con una connessione veloce e ripassare speech e slide.

L’auto-lounge

Ovvero l’auto come momento di relax, pensatoio su quattro ruote, refrigerio estivo e clima accogliente d’inverno. Salottino privato per parlare, condividere idee, prendere decisioni con le persone che contano di più in azienda o nella vita. E poi, godersi la musica e infinite forme di intrattenimento, podcast, app vocali e, sempre da fermi, la tv.

L’auto-maggiordomo

Le macchine oggi parlano ma, se possono, risolvono i problemi senza romperti le scatole. C’è la telemetria, quel sistema di controllo a distanza che toglie molte seccature, interviene prima che sia troppo tardi su guasti imminenti, diagnostica problemi e propone soluzioni.

L’auto social

Gli abitacoli dialogano tra loro? Non proprio. Questo è il sogno dell’imprenditore visionario Renzo Rosso che 13 anni fa propose un’auto con i social incorporati. Ma ci sono diverse applicazioni che di fatto hanno reso le auto social. Se da bambini guardavamo fuori dal finestrino per cogliere la sigla delle targhe e capire la provenienza, oggi guardiamo avatar degli wazer, i conducenti iscritti al navigatore Waze. Piccoli eroi gamificati della mobilità che guadagnano punti se segnalano intoppi, lavori, incidenti.

L’auto-baby-sitter

La Generazione Alpha cresce in abitacoli in cui gli schermi sono un po’ ovunque e affrontiamo viaggi in compagnia di youtuber o pro-gamer in diretta su Twich. Con la Realtà Aumentata, i giovani scoprono i luoghi che scorrono fuori dal finestrino. Un sistema di accudimento in mobilità che ci ha regalato un calo statistico della domanda più pedante e lamentosa: «Uffa, ma quand’è che siamo arrivati?».

Insomma all’automobile evoluta non manca nulla per essere uno spazio vitale vero e proprio. Quasi nulla: gli ingegneri devono soltanto liberarci dall’ingombro del volante.

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