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Le discoteche riapriranno entro il 10 luglio. E noi ci crediamo

22 Giugno 2021
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L’annuncio del sottosegretario alla Salute Andrea Costa fa pensare che anche per le discoteche sia tempo di riaprire e ripartire.

«Entro i primi dieci giorni di luglio le discoteche potranno aprire e penso che il criterio del green pass possa essere applicato anche alle discoteche», le parole di Costa durante il programma Non Stop News di RTL 102.5 che ne ha diffuso il testo, subito ripreso e rilanciato dalle agenzie di stampa.

La data in cui ripartiranno le discoteche

«Questa settimana – ha promesso Costa – indicheremo una data in cui le discoteche potranno tornare a fare le loro attività, perché questo settore è, ad oggi, rimasto l’unico senza avere una prospettiva e credo sia dovere della politica dare una risposta anche a questo».

La dichiarazione di Costa è arrivata poche ore dopo il semaforo verde del Cts in merito allo stop delle mascherine all’aperto e a una serie di dichiarazioni sempre più all’insegna della consapevolezza che la riapertura delle discoteche – quantomeno di quelle estive – non sia più differibile. Tra le voci più autorevoli e più decise in materia, quelle di Giancarlo Giorgetti, il ministro dello Sviluppo Economico («ulteriori ritardi non sarebbero giustificati») e di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto («discoteche più sicure di spiagge e piazze»).

Come riapriranno le discoteche?

Le discoteche, dal canto loro, sapranno farsi trovare pronte: già ad aprile le associazioni di categoria (SILB-Fipe, A-DJ, Club Festival Commission e SILS) avevano presentato all’Esecutivo un protocollo per la prevenzione del covid-19 nelle imprese da ballo e di spettacolo a tutela di lavoratori, imprenditori e consumatori, così come a maggio era stata lanciata l’idea di effettuare due serate test a Milano e a Gallipoli sulla falsariga di quelle effettuate ad Amsterdam, Barcellona e Liverpool.

Nessun riscontro in merito da parte delle Istituzioni, mentre quelle di San Marino sabato scorso hanno accolto con pieno favore e altrettanto entusiasmo il party The Vibe Is On: in Romagna si sono inventati l’isola delle rose, che cosa pretendiamo che sia spostarsi a San Marino per una festa? Come andare in Svizzera perché certe attività sono legalizzate e altre no.

Davvero c’è ancora chi pensa che la gente smetterà di riversarsi nelle piazze, nelle spiagge e intorno al bar non avendo altri luoghi dove andare a ballare? Sembra un paradosso, ma invece è tutt’ora la triste realtà: si balla ovunque tranne che negli unici locali con tutte le carte in regola per consentirlo. 

Le discoteche devono cambiare in qualcosa?

Inoltre ricordiamoci che causa pandemia le discoteche sono chiuse in gran parte dal febbraio 2020: un settore di fatto tra i primi se non il primo a essersi fermato e ormai rimasto l’unico a essere ancora al palo, capace prima del lockdown di produrre un fatturato di 4 miliardi di euro e dare lavoro a 50mila addetti, per tacere dell’indotto che genera e della sua indubbia valenza turistica.

Forse è giunto il momento di considerare il clubbing e i festival di musica elettronica per quello che rappresentano in termini sia occupazionali che culturali, senza scadere in esercizi di falsa retorica, senza citare a ogni piè sospinto il modello Berlino o fare gli snob quanto si parla di generi musicali come se ci si trovasse in un simposio filosofico permanente.

Se le discoteche sono viste da molti, da troppi, come il male assoluto, sarà il caso che anche molti addetti ai lavori facciano a meno della loro autoreferenzialità e inizino a fare sistema, invece di riprendere a giocare al rialzo per avere in console il dj internazionale di turno.

 

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