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10 tipi di commenti che puoi trovare sui social

17 Novembre 2022
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Lavorare sui social è un mestiere difficile. Non solo per le difficoltà tecniche che ti pone le piattaforma: anche gli utenti ci mettono del loro nel renderti le cose complicate. Prendiamo ad esempio i commenti, il cuore pulsante dei contenuti dei social. Trascinano i post, decretano vincitori e sconfitti e spesso appesantiscono il nostro fegato. Vediamo quindi 10 tipi di commenti (e a chi possiamo attribuirli).

1. Commenti sgrammaticati

L’utente che commenta in questo modo non è di per sé cattivo. Magari interviene anche in maniera costruttiva in una conversazione e non usa toni troppo accesi. Il problema è un altro: non si capisce nulla di quello che scrive. Innanzitutto non conosce l’uso delle virgole e dei punti, quindi i suoi commenti sono costituiti da un’unica frase, senza interruzioni, a prescindere che abbia una o quindici righe. Addentrandosi in una lettura attenta, poi, non sfugge l’uso fantasioso dei congiuntivi e dei condizionali alla “se io sarei”, per poi arrivare alle parole spezzate sistematicamente tipo “auto vettura”, “alto piano” o “sotto sopra”. Questa tipologia di commenti si vede di frequente nei boomer, che sembrano inspiegabilmente aver dimenticato la grammatica imparata a scuola. Poi, se li incontri di persona, sono capaci di un’eloquenza invidiabile. È però anche vero che dal vivo non si possono sentire le maiuscole…

2. Commenti complottisti

Li conosciamo tutti. Sotto moltissimi post, soprattutto quelli che parlano di scienza o medicina, l’onda dei complottisti si scatena. Che sia per contestare nei dettagli questioni riguardanti i vaccini o postulare il governo mondiale, per arrivare agli alieni o al più recente terrapiattismo, il commento complottista si cela dietro l’angolo. La versione più recente di questo fenomeno contiene due differenti call to action a corollario, ovvero “svegliaaaa!” e il più posato “meditate gente, meditate”. Qui bisogna dire che il campionario generazionale è piuttosto variegato, dalla casalinga all’operaio, passando anche per lo studente universitario, il vicino di casa o il proprio compagno di classe…

3. Commenti GIF

È il commento che spesso ti fa saltare gli occhi. Questo perché, al posto delle parole, giganteggia spesso un’enorme GIF animata e improbabile, di solito raffigurante un coniglietto felice, una scritta lampeggiante o una mano saltellante. Il significato di questa particolare forma di commento è ancora sconosciuto, specialmente per il fatto che la ricerca della GIF specifica richiede una discreta mole di tempo. Anche questa particolare forma di comunicazione è spesso una prerogativa dei boomer, che a mio parere sono responsabili dei frequenti rallentamenti lato server dei social… con tutte quelle animazioni!

4. Commenti “buongiorno”

È l’incubo della nostra routine, che inizia dai commenti mattutini su Whatsapp per finire ai commenti sotto qualsiasi post, specialmente quelli riguardanti una qualsivoglia fotografia di natura o pensiero filosofico. Il commento “buongiorno” è un immancabile must, caratterizzato da una sorta di catena di Sant’Antonio per cui, al primo “buongiorno”, ne susseguono tanti altri in una sequenza infinita. Questo trend ha due ulteriori caratteristiche: è spesso corredato da indicazioni geografiche (“buongiorno dalla splendida città di…”) e ha una scadenza attorno alle ore 12.00. Il problema è che spesso viene rimpiazzato dal “buonasera” dopo le 18.00. Anche qui i boomer vincono facile: sono gli unici ad utilizzare questa tipologia comunicativa, con grande scorno di Millennial e Gen Z.

5. Commenti “richiesta diretta”

Quasi tutti quelli che hanno un brand su Facebook lo conoscono. Nel momento in cui pubblichi un’offerta di un prodotto o qualcosa di inerente a quello che vendi, arriva puntuale. Sotto il post cominciano ad apparire commenti del tipo “prezzo”, “quanto”, “dove”, che fanno pensare a sussurri ultraterreni. Si tratta invece di richieste specifiche dell’utenza, spogliate però di qualsivoglia velleità di dettaglio (ma pure di punto interrogativo). D’altronde i clienti hanno fretta, perché sprecarsi a chiedere di più? Ah, la buona norma digitale, in questo caso, è rispondere all’utente in privato e segnalarglielo sotto il suo commento. Non vorrete mica trovarvi una risposta del tipo “troppo”… 

6. Commenti “catena di produzione”

L’utente di questa categoria si rispecchia sia nei commenti sia nei post. È quello che i più “tecnologici” scambiano sovente per un BOT, ma che, nella realtà, si rivela una persona in carne ed ossa. Il motivo sta nel fatto che posta a tutte le ore del giorno e della notte, con cadenza quasi regolare (di solito pochi minuti). Questo utente si presenta sotto varie tipologie di argomento pubblicato, ma la prassi è sempre la stessa. Il tuo feed, se privo degli opportuni filtri, è inondato costantemente dai suoi contenuti.

Ma c’è un plus: questo utente spesso (anche se non sempre) è molto attivo anche sul lato commenti. Puoi trovare le sue elucubrazioni sotto qualunque post della tua cerchia, dal semplice “buongiorno” a dissertazioni più complesse. Questo utente è piuttosto intergenerazionale, anche se la mia esperienza me lo fa classificare tra i late boomer, che non si sono ancora rassegnati al tramonto della loro generazione perché piuttosto giovani e che spesso fanno il paio con i Millennial più anziani.

7. Commenti monotematici

L’utente monotematico è la trasposizione digitale del monotematico da bar o dell’amico esaltato. Per lui i social sono solo la naturale evoluzione della sua passione, qualsiasi essa sia. L’utente in questione commenterà solo ed esclusivamente post inerenti la sua monomania, spesso con grande dovizia di particolari, salvo dimenticarsi spesso la grammatica (immagino per la foga di pigiare sui tasti). Il problema è che a volte i suoi commenti te li ritrovi anche sotto i tuoi post, che non c’entrano nulla con le sue passioni. Ma, si sa, la fede non conosce confini… Questo utente è riscontrabile un po’ in tutte le fasce d’età e spesso (ma non solo) afferisce al mondo calcistico, anche se le potenzialità della rete hanno dato sfogo a monomanie decisamente più di nicchia.

8. Commenti troll (Boomer)

Qui entriamo nella delicata categoria dei troll. Nonostante questi utenti abbiano molte caratteristiche in comune con quelli già visionati, preferisco mantenere autonoma la loro categoria, che è una delle più “classiche” e longeve del mondo di social. I troll fanno una sola cosa: rompono. Che lo facciano intenzionalmente (per la maggior parte) o in buona fede, è questo che fanno. Commentano in maniera provocatoria, si pongono in modo arrogante, sostengono argomentazioni futili o totalmente contraddittorie. Il motivo? Uno solo: far degenerare la discussione (flame) e far perdere la pazienza agli altri utenti. Al di là delle velleità autodistruttive di questa pratica, voglio sottolineare le differenze tra i troll “boomer” e la loro controparte più giovane, che occuperà il punto 9.

I primi sono abbastanza un enigma. Se da un lato sono fautori di commenti spesso molto violenti o borderline, dall’altro danno spesso l’impressione di non capire bene né il contesto né, soprattutto, lo strumento che hanno a disposizione. È uno dei grandi problemi degli immigrati digitali, che spesso non riescono a muoversi con scioltezza e causano danni a se stessi e agli altri. Il troll boomer, quindi, anche quando è volutamente un troll, cade spesso nelle semplici trappole messe a disposizione da utenti più scaltri o, più semplicemente, se la prende “con il sistema” per essere censurato o bannato costantemente, considerando Internet ancora l’ultima frontiera.

9. Commenti troll (Millennial e Gen Z)

I troll più giovani, ovvero quelli che afferiscono a Millennial e Gen Z, presentano caratteristiche differenti. Innanzitutto sono dei nativi digitali e quindi adoperano con scioltezza (chi più chi meno) gli strumenti a loro disposizione. Questo permette ai troll della categoria di molestare in una miriade di modi differenti. Un esempio? Divulgare fake news citando una fonte esterna con parvenza di autenticità, per far cadere nella trappola gli utenti meno esperti (o i boomer). Oppure utilizzare un linguaggio zeppo di anglismi e termini tecnici per sottolineare la loro differenza rispetto ai più vecchi. È curioso infatti vedere come, nonostante i troll si rivolgano piuttosto precisamente ai loro obiettivi, utenti o gruppi che siano, permanga anche qui un conflitto intergenerazionale. Purtroppo il fenomeno non accenna a diminuire e la ricetta resta una sola: don’t feed the troll.

10. Commenti pesanti (e pedanti)

L’utente che commenta così è il più intergenerazionale. Che sia giovane o vecchio, sbadato o scafato, l’utente pesante è presente ovunque per portare il suo messaggio di conoscenza. Scrive solo commenti chilometrici, che una volta aperti completamente bloccano il feed della tua bacheca e che ti fanno perdere completamente il filo. Spesso usa una sintassi rigorosa, ma in modalità manualetto dell’Ottocento e con tanto di apparato di note. Il tutto pervaso da un malcelato senso di arroganza e disgusto per l’ignoranza degli altri utenti. Spesso i suoi commenti iniziano con un “Gent.le”, “Egregio Prof.”, “Spettabile”, tipo lettera di Totò e Peppino, proprio per sottolineare che lui bada alle etichette e alle definizioni.

Ovviamente non bisogna dimenticarsi di chiamarlo “Dottore” con la D maiuscola nel caso lo sia, mentre in caso contrario ti ribadirà in maniera arrogante che lui non è laureato ed è fiero di essere così. Questo utente scrive spesso cose corrette, ma la sua morale “civilizzatrice” finisce di frequente per essere preda dei troll, oppure risulta intollerabile per un utente normale con un po’ di buon senso, dato che la natura dei social non si sposa bene con questo tipo di dissertazioni. Nella mia ventennale esperienza digitale, ho visto nascere questa categoria nel mondo dei forum, dove l’eloquenza e la completezza dei contenuti la facevano da padroni, per poi trasferirsi armi e bagagli nel mondo social. Una cosa è certa: sopravviverà anche a loro.

Ci sarebbero molte altre tipologie da analizzare, discutere e giudicare. La morale della favola è però questa: è importante riconoscere i comportamenti delle persone sui social e agire di conseguenza, soprattutto in fase di customer care, per evitare pericolosi effetti boomerang. Le piattaforme social sono terreni pericolosi e in continuo mutamento, che costringono spesso le persone ad agire e comunicare in modi che non le rispecchiano. Bisogna mantenere la propria identità e le proprie convinzioni, ma rispettando e utilizzando correttamente gli strumenti messi a disposizione e la natura stessa della piattaforma. I commenti, in questo caso, sono più di ogni altro contenuto lo specchio di quello che ci circonda. Se invece vogliamo rifuggire questo mondo e darci allo scrolling perenne dei video, TikTok ci ha insegnato bene come fare.

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