L’irruzione del coronavirus nelle nostre vite sta sfiancando soprattutto i millennial e le donne
I millennial hanno poca pazienza è come in una sorta di alleanza generazionale diventano insofferenti a una situazione sgradevole dopo pochissimo. E’ un dato di fatto. Le donne poi hanno una capacità innata di entrare in empatia e, nei peggiori momenti, di somatizzare il mondo che le circonda.
Non si tratta solo di leggende metropolitane ma di tesi confermate durante il lockdown e le altre conseguenze del coronavirus. Lo dimostra la ricerca Vita ed Energia, i bioritmi degli italiani 2020, seconda edizione di uno studio promosso dalla comunità delle Mandorle della California per indagare sul rapporto degli italiani con cibo ed energia.
Ecco, a quanto pare in linea generale gli italiani si sentono in salute, anche più di prima della pandemia, ma mesi di lockdown, incertezze e gli sforzi per tornare alla “normalità” hanno prosciugato le loro energie, con un impatto su diversi aspetti della vita, dal sonno alle scelte alimentari.
Il lockdown ha provocato un calo delle energie in tutti
Il calo di energia è generalizzato e oggi meno di 1 italiano su 10 (8% contro il 16% nel 2018) dichiara di sentirsi pienamente carico dal punto di vista fisico. Ancora più marcata la differenza rispetto al 2018 dal punto di vista mentale, considerando che oggi si sente al top solo il 15%, rispetto al 27% di due anni fa. Cresce, inoltre, la percentuale di quelli che si sentono completamente scarichi, passando dal 6% del 2018 all’attuale 10%.
Si registra una riduzione dei livelli di energia in ogni momento della giornata, con solo il 39% che dichiara di svegliarsi pieno di energie (42% nel 2018). In media il picco di carica viene raggiunto alle 11. Segue un lento declino che, con qualche alto e basso, porta la grande maggioranza degli italiani ad andare a letto stanca (75% contro il 70% nel 2018) se non addirittura esausta (35% contro il 30% nel 2018).
Malgrado la mancanza di energia sembri non influenzare la percezione che gli italiani hanno del proprio stato di salute. Il 79% dichiara di stare bene, il 75% si sente come prima e il 15% addirittura meglio di prima dello scoppio della pandemia. Questa condizione si sta riflettendo su diversi aspetti della vita, influenzando anche le preferenze alimentari.
Il comfort food è una pratica soprattutto millennial
Dalla ricerca emerge infatti un desiderio crescente di mangiare cibi naturali (60%) e salutari (59%). Cresce anche la voglia di prendersi cura del proprio corpo (54%), evitando di prendere peso (53%) e di assumere troppe calorie (50%). Allo stesso tempo gli italiani non perdono interesse per cibi che danno piacere, soddisfazione, il cosiddetto “comfort food” (51% – 55% tra i millennial).
«Gli effetti della pandemia, con la necessità del distanziamento sociale, hanno influenzato la percezione delle persone. Hanno prodotto un cambiamento verso un maggiore interesse per la salute e il benessere. Gli intervistati esprimono l’intenzione di prendersi cura del proprio corpo, di controllare l’apporto calorico. Ma al tempo stesso, cercano cibi gustosi e considerano come molto importante la necessità di rafforzare il sistema immunitario». È il commento di Ambra Morelli dietista dell’Associazione tecnico Scientifica dell’Alimentazione Nutrizione e Dietetica.
«L’isolamento e lo stare a casa possono indurre la tentazione di mangiare snack ricchi di sale, junk food e pasti di bassa qualità che forniscono una gratificazione immediata per il nostro gusto. Piuttosto che cibi sani che possono però essere altrettanto gustosi. In momenti come questo – ha spiegato Morelli – quando mancano le energie, dobbiamo rimanere proattivi. Creativi. Mantenere uno stile di vita attivo e mangiare cibi sani, anche come spuntini. Come per esempio le mandorle».
Dormire, mangiare e allenarsi: l’opzione migliore
Dormire è di gran lunga la nostra prima opzione per recuperare energie (46%), seguita dagli integratori alimentari (24%). In terza posizione troviamo gli snack dolci, che calano però dal 25% del 2018 al 22,5% di oggi, mentre gli spuntini salutari salgono dal 19% al 21%, superando così “rimedi” come camminare, allenarsi o fare yoga (qui tutti i consigli di milllennial per stare in forma anche durante il lockdown).
Quando viene chiesto di descrivere lo spuntino energizzante ideale, gli italiani rispondono che dovrebbe essere “sano, con buoni valori nutrizionali” (29%) “adatto a corrette abitudini alimentari” (27%), “naturale” e “facile da mangiare” (entrambi con il 26%).
Tra le conseguenze negative del calo energetico, il 60% degli intervistati afferma di sentirsi debole e apatico quando ha poca energia, oltre che nervoso (28,5%), triste (25%) o addirittura deluso da sé stesso (17%). Quattro italiani su 10 si sentono spesso nervosi o ansiosi – con 4 punti percentuali di differenza tra uomini (39%) e donne (43%) – mentre una percentuale leggermente inferiore (39%) si sente mentalmente giù più spesso di prima (42% donne contro il 36%) o ha più difficoltà di prima a dormire.
Lockdown e covid, i millennial faticano più di altri
I millennial più di altri sembrano risentire del momento. Quasi il 40% di loro riferisce di trovare talvolta difficile condurre una “vita normale” (come quella pre covid-19) a causa di una mancanza di forza (fisica e mentale). Quasi 8 punti percentuali in più rispetto alla media.
«In diverse delle aree indagate dalla ricerca, le donne e i giovani appaiono i più colpiti dallo scenario covid. Questa comunanza ha però radici diverse. Credo che le donne ‘soffrano’ più degli uomini perché, oltre all’eccessivo carico di compiti che devono ancora sostenere (gestione familiare, lavoro, cura della casa, ecc.), sono – per conformazione psichica – più empatiche, hanno più facilità a identificarsi nelle vicende della collettività. I più giovani, invece, per definizione non tollerano rinunce, regole restrittive, e oggi hanno più difficoltà che mai a progettare il proprio futuro», le parole della psicoterapeuta Katia Vignoli.
«Nella mia pratica – ha detto Vignoli – vedo donne e giovani più colpiti dall’alternanza dell’umore. Riconosco anche che i più giovani sono quelli che hanno più difficoltà a tornare alla normalità. Le vecchie abitudini sembrano aver perso il loro fascino, emerge il desiderio di qualcosa di diverso, spesso attivando fantasie di ‘rottura’, di cambiamenti di vita radicali, come trasferirsi in paesi lontani o rivedere le proprie scelte professionali».
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