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Una vagina di 33 metri su una collina: la vulva gigante di Juliana Notari è una Diva ferita

5 Gennaio 2021
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Pare che in Brasile i bigotti sostenitori di Bolsonaro si stiano già scavando gli occhi per non vederla anche perché altrimenti, viste le dimensioni enormi, sarebbe impossibile da evitare.

Una vagina gigante è comparsa su una collina dello Stato di Pernambuco nel nord del paese. Si tratta di un’opera realizzata in quasi un anno di lavoro dall’artista locale Juliana Notari. E la mega vulva, che sembra anche una ferita, sta già facendo parlare di sé in tutto il mondo.

Il significato reale di questa land art ribattezzata Diva dall’autrice è meno semplice di quello che anni e anni di preconcetti e tabù sul sesso femminile ci portano a pensare come ragazzini (ma anche ragazzine) imbambolati davanti alle rappresentazioni dei genitali.

Mettere in dubbio la società fallocentrica

«In Diva – spiega Notari stessa sui social dov’è ha condiviso i primi scatti della vagina – uso l’arte per dialogare con questioni che rimandano alla problematizzazione di genere da una prospettiva femminile alleata a una cosmovisione che mette in dubbio il rapporto tra natura e cultura nella nostra società fallocentrica occidentale e antropocentrica».

«Attualmente questi problemi sono diventati sempre più urgenti. Dopotutto – si augura l’artista – sarà attraverso il cambiamento di prospettiva del nostro rapporto tra umano e umano e non umano, che ci consentirà di vivere più a lungo su questo pianeta e in una società meno disuguale e catastrofica».

La vagina gigante è fatta a mano

La Diva alla fine è una grande scultura fatta a mano. Non era possibile usare un escavatore, perché non avrebbe potuto scolpire con precisione i rilievi di cui aveva bisogno. Perciò ci sono state più di 40 mani per far nascere Diva.

Ci sono voluti 11 mesi di lavoro per ultimare la vagina sulla collina, grazie a un accordo dell’Usina d’Arte e del Museo d’Arte Moderna Aloisio Magellano (MAMAM). L’enorme scavo a forma di vulva ferita che misura 33 metri di altezza, per 16 metri di larghezza e 6 metri di profondità, ricoperto da cemento armato e resina di tonalità rosse.

Le foto del risultato, condivise l’ultimo giorno del 2020 su Facebook, stanno già riscuotendo un po’ di risonanza. L’idea è che la cosa non finisca lì. Che questa vagina non resti solo una ferita sul verde di quella collina brasiliana. E che nessuno si giri dall’altra parte, o si cavi gli occhi, per evitare di aprire il dialogo che la Diva impone. In quel campo e in qualsiasi altra posto del mondo.

 

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