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Perché il matrimonio di Pamela Prati è la nostra droga

21 Maggio 2019
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La TV la danno spacciata dal primo www ma ad oggi non si può dire che non sia sia messa in discussione. Fino a quando è stata l’unico soggetto a entrare nelle case degli italiani si è goduta il monopolio e ha sbracato poche volte. Con l’era digitale si sono resi conto tutti che per essere competitivi ci voleva coraggio. Quindi addio a ogni inibizione, ogni senso del pudore, ogni remora. Ecco come si è arrivati al caso Prati Caltagirone.

Dice: deve essere una bomba. Non importa quale sia il costo. Vogliamo il sangue, vogliamo le lacrime, vogliamo le bugie, vogliamo le liti e ne vogliamo di più. E così sia.

Devo ammettere di esserne ormai un divertito spettatore, di aspettare il mercoledì per Barbara D’Urso Live o come diavolo si chiama e guardare quei tizi che argomentano la loro teologia priva di Spirito.

Non riesco a vederla come una baggianata, mi ispira riflessioni altissime. Le espongo.

Riflessioni altissime

La figura del maschio etero è lasciata fuori. Non c’è un eterosessuale manco a pagarlo, come se il buon vecchio macho non avesse diritto di parola o fosse perennemente rilegato dietro lo schermo, come me, muto a osservare. Puoi guardare ma non puoi giocare. Ci sono altresì dei gay logorroici come Luxuria, Platinette, uno con la barba blu e un altro tutto scontroso che si dilettano in qualcosa a metà tra la retorica aristotelica e il pettegolezzo truce. O meglio spettegolano come se stessero facendo filosofia.

Che poi è fare filosofia, ma senza alcun concetto e “filosofia” molti di loro non lo sanno nemmeno scomporre in sillabe. Si tratta di pura e totale autocelebrazione. Noi siamo dentro, voi siete fuori e non contate niente. Il messaggio è così lampante che passa anche agli analfabeti funzionali, che tutto quello che vogliono è accedere all’altra parte. Dove per “altro” si intende un luogo dell’esistere alternativo al proprio, quindi migliore. Sagace definizione/aspirazione quella del “tronista”, di colui che sale al trono della visibilità e cessa di essere un signor Nessuno.

Barbe Blu vs Botox

A rispondere agli omo, abbiamo delle tipe tutte botulinate, che non sanno parlare italiano e mostrano le tette. Quando parlano vedi la balla di fieno secco che vola trasportata dal vento nella prateria. Senti la presenza del Nulla, ed è così potentepare Kafka perché sai che non contano niente quelle voci, ma sai anche che sono milioni così la fuori e che è una lotta impari. Il tuo sapere, la tua curiosità, tutto è vano di fronte alla loro volontà divoratrice assetata di notorietà. Il pubblico c’è ma non si vede. È composto da vecchiette col golf e ciccioni che fanno buuuuu o applaudono e piangono per Barbara.

Barbara D’Urso: la Luce

Barbara è un capolavoro di linguaggio. Unica donna in tv che ha imparato l’importanza dell’illuminazione da set fotografico di moda per mascherare le rughe, ha superato il make up e i ritocchi rovinafaccia e va in onda con una luce che nemmeno alle porte del Paradiso. Se spegnessimo la luce probabilmente noteremmo gli anni, ma non esistono immagini così della signora D’Urso. La chiamano la luce di Barbara D’Urso e più che una tecnica di illuminazione, metaforicamente corrisponde a un’autocanonizzazione bella e buona.

Risplende chi ha la fede, chi porta la verità del Signore, chi incarna le virtù cardinali. Beatrice appare a Dante per scortarlo in Paradiso avvolta dalla luce accecante. Dio è luce insondabile. Nella sua magnaminità Barbara intervista anche i suoi ospiti avvolti dalla luce celestiale, facendo godere del privilegio di far brillare di potenza riflessa, donando la grazia dell’essere in onda anche ai più miseri. Come ogni divinità sa essere spietatamente ironica.

Barbara è divina, è l’archetipo femminile materno e matriarcale che riporta la donna indietro di sessant’anni e allo stesso tempo avanti di trenta. Indietro perché è comunque ridotta al ruolo eterno di mammetta dei suoi milioni di figli, avanti perché ci raffigura come sarà la vera società paritaria in cui le donne potranno guidare le legioni.

Ha solo giudizi e nessun dubbio, agisce guidata dalla morale, catechizza ogni istante il pubblico e tutti vivono in un rituale di celebrazione continuo verso di lei. Chi dubita, chi la critica, chi la mette in discussione, viene fatto a pezzi. Si dice che Vasco Rossi cantasse di lei in Brava (ti sei voluta prendere gioco di me/ ti sei voluta divertire) confessando di essere passato dalle sue grinfie ed esserne uscito distrutto.

Il Panta Rei Dursiano

Non riesco a immaginare tuttavia Barbara da sola, la intendo come un’entità superiore a livello energetico rispetto alle altre (le colleghe showgirl), ma ancora incompleta. Barbara è una fase di se stessa, è in divenire. Anche se Rocco dichiara che è il suo sogno erotico, anche se ha sotterrato Maria, Mara e chiunque altro, le manca la parte  ancora più oscura. La matrice femminile è Barby, quella omo è Alfonso. Entrambe radono al suolo l’etero, lo rimettono in pantofole sul divano mentre si guadagnano consenso e scena.

Non c’è neanche bisogno di dire il cognome, basta dire Alfonso e le mura subito tremano. Alfonso unito a Barbara è il Potere. Fino a oggi si è considerata gente di potere solo quella facente parte della politica, della massoneria, del Vaticano, dei Servizi. Qui siamo in un territorio altrettanto evocativo: quello della celebrità e i cardinali del suo potere smuovono capitali, elettorato, opinioni, tendenze. Non sono meno influenti dei loro colleghi semi divini al loro cospetto.

Continuano a darla per spacciata la tv, ma ancora detta legge e ha i suoi sacerdoti neri. E mo: chi cacchio è Mark Caltagirone?

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