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Boomer vs millennial: la guerra generazionale non è affatto una farsa

26 Settembre 2021
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Sono solo stereotipi alimentati da riviste come questa o c’è qualcosa di vero alla base? Una guerra che distingue gli schieramenti per tipologie di gif usate e non di armi. 

I boomer sono egoisti e combattono la guerra rubando il futuro ai millennial e i millennial come combattono? Riciclando e facendo stories su Instagram?

Cliché, Cliché cliché come canta Beyonce

Dobbiamo superare questi stereotipi e allo stesso tempo capire che il periodo in cui siamo cresciuti influenza il futuro; di solito prevedere il futuro è sempre un vantaggio nella vita.

Questo perché, secondo alcuni sociologi e filosofi, il cambiamento generazionale influenza tutta la società. Le generazioni in questo modo influenzano lo stesso sviluppo della civiltà umana. Sì, fa strano, ma i millennial stanno scrivendo la storia, #nuovilanzichenecchi.

Pensiamo alla generazione cresciuta tra la prima e la seconda guerra mondiale o a quella cresciuta negli stessi anni negli Stati Uniti dopo la crisi del 1929. Una ha inneggiato alla guerra, l’altra, coeva oltreoceano, ha costruito il paese più potente degli ultimi 100 anni partendo da un’economia discutibile. Stessa generazione ma due retroscena diversi hanno dato vita ad adulti diversi. Da una parte fedeli di Hitler, dall’altra di Marylin Monroe.

Comprendere le società

In Italia, un paese vecchio, questo discorso viene spesso taciuto. Erdogan al contrario in Turchia parla spessissimo alle generazioni e afferma «saranno i nostri nipoti a godere dei semi che piantiamo e dei sacrifici che facciamo oggi». In Cina la retorica non è stata troppo diversa. Quando Xi afferma di aver sconfitto la povertà si rivolge alla generazione passata di cinesi che con il duro lavoro ha regalato un futuro diverso a quella attuale. 

Le generazioni sono contestuali ai Paesi in cui vivono, di certo siamo simili in Occidente ma non possiamo paragonare i millennial cinesi o di diversi Paesi africani a noi. Capire se e come le generazioni sono diverse è fondamentale per comprendere la società e il mercato.

Come superiamo i problemi da bambini e ragazzi influenza il risolvere i problemi da grandi e di conseguenza come plasmiamo il futuro.

Da questo presupposto sono scaturiti tanti titoli clickbait perché i millennial che scrivono di qualcosa devono pur campare e far rumore aiuta visto che non immagino troppi millennial a scrivere nelle testate nazionali dirette dai boomer. 

Sfatare i miti

I millennial e la generazione Z sono diversi dai boomer, sì, ma alcuni bisogni evolvono con l’età. I millennial ora pensano ai soldi e alla famiglia, quindi le loro necessità cambiano: capire che non sono le stesse di 10 anni fa ci aiuta a prevedere che fra 10 anni le esigenze saranno ancora più diverse.

Gli anziani non sono menefreghisti, non tutti per lo meno, forse a volte sono solo più stanchi.

I millennial non sono rivoluzionari per quello che riguarda la cultura, la razza, l’immigrazione, la sessualità e l’uguaglianza di genere, sono semplicemente giovani. Sono sempre i giovani, in qualsiasi momento della storia a spingere su questi temi, perché appunto giovani e meno ancorati al passato. 

Le differenze che dobbiamo prendere in considerazione sono proprio quelle che tengono in conto delle guerre e delle situazioni economiche diverse, quelle sì, sono univoche. Ad esempio queste influenzano la possibilità di avere una casa di proprietà e di conseguenza un intero settore economico.

Queste differenze impattano anche sulla salute mentale, l’utilizzo di alcool e del fumo. Tutti i fattori sono intercorrelati. Se si beve di meno ci sarà più richiesta per ciò che riguarda il benessere, dalle palestre allo yoga, passando per gli psicologi.

Ad esempio si stima che i millennial vivranno di meno, un paradosso considerando le conquiste scientifiche.

Oltre gli avocadi su Instagram

La passione dei millennial per gli avocadi può sembrare poco importante e così è, ma se anche sta volta lo vediamo come un fenomeno collegato alla ricerca del benessere questo cambia tutto. Che derivi dalla nostra infanzia piacevole perduta negli anni ’80 e ’90 questa ricerca del benessere perduto? Capiamo che le cose sono più complesse di quello che appaiano e dei titoli clickbait. Ogni piccolo titolo sensazionalistico apre potenzialmente a un mercato.

Al contrario basarsi su queste differenze per farmi analisi politiche arbitrarie può essere nocivo e sbagliato. I millennial non sono meno conservatori dei predecessori, tutt’altro. Bisogna capire le generazioni per sfatare i miti, non per fare la guerra.

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